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A proposito del “Guercino” di Schianno

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8 Febbraio 2017

Gentile Direttore,
le scrivo a proposito dell’articolo sul quadro ritenuto del Guercino situato nella chiesa di Schianno. Vorrei correggere alcune notizie e fornirgliene alcune supplementari, dato che mi trovo ad aver vissuto per molti anni a fianco del quadro e vicino alla persona che lo ha donato alla chiesa, anche al . momento della donazione. Anzitutto vorrei darle l’identità corretta della donatrice: non si tratta, come è stato pubblicato, di donna Camilla Necchi della Silva (zia di mia moglie Anna), ma di sua cognata Elisa Parenti Necchi della Silva (madre di mia moglie Anna e pertanto mia suocera): in famiglia chiamata Marisa, zia Marisa, nonna Elisa, a seconda ovviamente di chi la chiamava. Elisa amava ripetere che i della Silva ad ogni generazione facevano una donazione a Schianno: così lei stessa si volle inscrivere nella tradizione di questo “obbligo morale”, anche perchè lei stessa discendeva per parte di madre da una Maria della Silva Castiglioni di Schianno, di cui era bisnipote. Tuttavia decise di donare non un bene derivante dalla linea ereditaria dei della Silva, ma un bene del proprio personale patrimonio, venutole in questo caso dall’eredità della contessa Elena Benizzi Castellani Tettoni, in famiglia “zia Elena”. La contessa Benizzi Castellani era proprietaria in Azzate della villa che ora ospita il Municipio (tempo fa, nella bella cappelletta in cui mia suocera si è sposata con Giancarlo Necchi della Silva, c’era la fotocopiatrice del Municipio): villa che mia suocera cedette a malincuore al comune di Azzate per quanto le competeva, non sentendosi in grado di mantenerla. Il quadro di cui parliamo, che già in casa Benizzi Castellani era designato come “il Guercino”, è passato in proprietà di mia suocera agli inizi degli anni 70, ed è sempre stato appeso ai muri degli appartamenti abitati da Elisa Necchi della Silva a Milano (trovassi una fotografia ve la manderei): per anni, ad esempio il San Francesco ci guardava dal muro del salotto di Elisa quando ci trovavamo da lei. Dato che può non essere evidente il perchè una contessa che stava ad Azzate possedesse quel quadro, le dirò che la contessa Benizzi Castellani aveva proprietà, dal lato paterno Benizzi, a Reggio Emilia – dove lei è ancora conosciuta, ma col cognome del nobiluomo Carlo Gastinelli di cui era vedova. Un antenato di Elena, Antonio Benizzi, aveva sposato nel 1835 una Maria Zambeccari, di una famiglia senatoria di Bologna molto nota, imparentata da secoli con molte altre famiglie senatorie (di nobili con un seggio in Senato) di quella città. Maria Zambeccari aveva perciò portato in dote diversi quadri che erano appartenuti a queste famiglie: tra questi il suddetto “Guercino”. Il quadro, come anche mostra la fotografia che avete pubblicato, è una copia di un quadro del Guercino nella chiesa che voi avete indicato, a Bologna. L’originale della chiesa è un quadro molto grande: il quadro donato a Schianno è di dimensioni da casa privata, sia pur nobiliare (non è piccolissimo): nasce dunque – per me certamente – come copia da appartamento di un quadro da chiesa, come capitava frequentemente allora. Ne abbiamo parlato spesso con mia suocera, e anche la mia idea era che dovesse trattare, data la qualità dell’opera e le caratteristiche delle pennellate ecc., di una copia eseguita nella bottega stessa del Guercino: sta a vedere poi se si trattasse di copia unica per un committente importante a cui aveva contribuito il maestro direttamente, oppure di copia più seriale di bottega. Un’obiezione che si potrebbe muovere all’autenticità è che l’originale mostra un paesaggio con luci azzurre, mentre il nostro quadro ha uno sfondo indefinito sul marrone: posso testimoniare, però, che mia suocera sosteneva che l’azzurro c’era, prima del restauro da lei fatto eseguire sul quadro, e che era stato tolto dal restauratore (che non nominerò) perchè – e qui relata refero – l’azzurro sembra fosse fatto a tempera, e come tale considerato spurio, mentre mi risulta che il Guercino usasse anche tempere per i paesaggi di sfondo (ma questa è cosa che solo un esperto potrebbe confermare). In ogni caso mia suocera testimoniava che l’azzurro c’era. Elisa Necchi della Silva volle decisamente donare il quadro alla chiesa di Schianno, andando anche contro qualche mugugno da parte di un suo erede, che si era offerto piuttosto di acquistarglielo, e che poi desse lei i soldi alla parrocchia. Elisa voleva che restasse un segno preciso, non anonimo, del suo passaggio terreno a Schianno: e non aveva tenuto conto del possibile valore di quel quadro, valore peraltro imprecisato perchè da parte nostra non è mai stata fatta una perizia, e nemmeno al momento della successione della contessa Elena Benizzi Castellani. Bene, questo mi sembrava di dovervi far sapere, come testimonianza da parte di un insider che ha vissuto da vicino gli ultimi quaranta anni di vita del quadro.
Cordialmente,
Mario Binasco

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