Capire qualcosa di più sui marò

4 Novembre 2012

Caro direttore,
chissà mai che il suo giornale, questa rubrica, mi aiuti a capire qualcosa della vicenda dei marò.
Una lettera accusa chi pretende la loro restituzione ‘a prescindere’, ossia senza porsi il problema se costoro siano innocenti o colpevoli.
E da per acquisito il fatto che i due militari italiani, in servizio per conto di un armatore privato, "hanno ucciso due pescatori indiani scambiandoli per pirati".
Un’altra lettera afferma che non li si può affatto accusare "di essere colpevoli di un fatto ancora tutto da dimostrare".
A differenza della prima lettera non si limita mettere in dubbio la colpevolezza (o la gravità della colpa), ma il fatto stesso dell’uccisione dei due pescatori.
Grazie a questo scambio di significato la seconda lettera conclude ribaltando l’accusa su chi vuole la condanna "a prescindere" di chiunque porti una divisa.
Più che un confronto di opinioni mi pare che siamo di fronte ad un confronto tra due rappresentazioni della realtà.
Nessuno di noi (chi scrive, e gli autori delle due lettere) conosce direttamente i fatti e tutti possiamo farci delle idee solo dalle cronache e dall’applicazione di un poco di logica.
La logica mi dice che se chi vuol difendere i marò si basa su principi giuridici internazionali forse ha qualche speranza di toglierli dai guai più grossi (pena di morte o lunga prigione), ma se si pretende addirittura la negazione di fatti acclarati e su cui nè lo stato indiano, nè quello italiano sollevano dubbi, non credo si dia un grande aiuto alla causa che si invoca.

saluti cordiali