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Carlo Cattaneo e il federalismo “rivisto” da Bossi

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10 Marzo 2005

Non vogliamo unirci al coro di quanti guardano con sospetto all’omaggio del capo della Lega a Carlo Cattaneo.
“La libertà è una pianta di molte radici” scriveva il grande patriota lombardo e non possiamo quindi che essere lieti quando troviamo uomini politici folgorati sulla via del repubblicanesimo.
E’ successo in tante occasioni nel corso degli ultimi duecento anni. E questa non sarà l’ultima.
Certo, a volte (ma non è certo questo il caso), sono atteggiamenti che ricordano chi, colpito da improvvisa ricchezza, va a comprare dall’antiquario un paio di quadri di falsi antenati….. ma così va il mondo.
Il fatto è che la corsa a riscoprire Carlo Cattaneo, così come quella a Mazzini in questo duecentesimo anniversario della nascita, dura ormai da qualche tempo. E la cosa ci fa piacere.
Resta però il timore che ci sia stato, nel caso dell’onorevole Bossi, un equivoco causato da letture affrettate o da consigli sbagliati, o forse male intesi.

Il principio-cardine del federalismo di Carlo Cattaneo è quello dell’unione solidale dei popoli che così rafforzano, nella sua visione politica, gli obblighi comuni.
“Siccome (il principio federativo) viene contrapposto alla pretesa unità, si cade facilmente a crederlo un principio di isolamento e di separazione” scrive Cattaneo a Giuseppe Ferrari il 29 ottobre del 1851.
Il federalismo è visto quindi, dal pensatore repubblicano, come strumento per unire ciò che è diviso e non certo come arma per dividere ciò che è unito.
D’altra parte, quando Carlo Cattaneo arriva esule in Svizzera, nella nazione che considera esempio da seguire per una Italia ancora divisa, la Confederazione Elvetica ha da poco approvato la sua nuova Costituzione: quella del 1848.
Una Carta Costituzionale che, ispirata al modello statunitense, lo adattava alle specificità della Svizzera e alle sue tradizioni di democrazia diretta.
E che nasceva proprio – non è certamente un caso – dalla sconfitta del “Sonderbund”, quella “lega separata” che tra il “45 e il “47 si era opposta al governo centrale per difendere i privilegi delle gerarchie reazionarie di alcuni Cantoni.
La Svizzera cui guardava Carlo Cattaneo era quindi proprio quella che aveva decisamente combattuto (e vinto) le spinte secessioniste e che aveva posto termine ad una eccessiva indipendenza dei Cantoni in contrasto con gli interessi nazionali.

Carlo Cattaneo citava ad esempio la “repubblichetta svizzera” (come la chiamava Gioberti) perché in questa struttura federale ciascun Cantone era portato a fare di più per la causa comune, in un sentimento patriottico che non troviamo oggi, purtroppo, nelle affermazioni e nei comportamenti di parlamentari che vilipendono il tricolore, disertano la Festa della Repubblica e osteggiano la solidarietà nazionale.
Nel pensiero di Carlo Cattaneo “bisogna contrapporre la federazione alla fusione e non all’unità” perché é la libera unione dei popoli lo strumento migliore per legarli ad una causa comune: questo è “il realismo, la forza dinamica del suo pensiero” secondo Gobetti.

Una grande disegno il suo, da cui discende una visione europea, e mondiale, oggi di grande attualità e che è riassunta da due passi del suo Archivio Triennale delle cose d’Italia: “quel giorno che l’Europa potesse, per consenso repentino, farsi tutta simile alla Svizzera, tutta simile all’America, quel giorno ch’ella si scrivesse in fronte Stati Uniti d’Europa, non solo ella si trarrebbe da questa luttuosa necessità delle battaglie, degli incendi e dei patiboli, ma ella avrebbe lucrato cento mila milioni” ed ancora “Avremo pace vera, quando avremo gli Stati Uniti d’Europa”.

Se tutti quelli sopra esposti sono i sentimento che animano anche l’on. Bossi, ce ne rallegriamo sinceramente.
Ci permettiamo solo di chiedere una indispensabile coerenza di comportamento sia da parte sua che dei suoi seguaci.

Angelo Bruno Protasoni, Presidente Sezione “Giuseppe Tramarollo”, Associazione Mazziniana Italiana - Gallarate

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