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I difficili giorni di chi lavora in Svizzera

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7 Maggio 2021

Buonasera,
mi sono emozionato a leggere la Lettera al Direttore pubblicata giovedì 6 maggio.
Il mio pensiero va a tutte quelle persone che non ce l’hanno fatta contro il Covid.
Per me e la mia famiglia è un tema quotidiano visto che mia moglie lavora in cardiochirurgia presso l’ospedale di Varese.
Ho molta rabbia e disappunto dentro, per come io e i miei colleghi veniamo trattati al lavoro, in una fabbrica in Svizzera. Siamo trattati come numeri e per niente tutelati: il mese scorso c’erano ben 3 operai positivi a casa e nessuno che abbia detto “Chiudiamo il reparto di produzione per sicurezza”. Siamo stati obbligati a lavorare a nostro rischio e pericolo, per cosa? Delle sbarre di ferro? Io non ci sto… purtroppo lì non siamo tutelati dai sindacati, visto che non possono nemmeno metterci il piede, e poi festeggiamo il primo maggio per cosa? Tra l’altro nemmeno pagato come festività, anzi, giornata persa… Son tante le cose che scricchiolano….. purtroppo alla crisi economica si è aggiunta la crisi sanitaria e molti vorrebbero cambiare mestiere ma, loro lo sanno e se ne approfittano…..non ti va bene? Quella è la porta…..sono restauratore ligneo e vorrei con tutto il cuore tornare al mio amato legno…i tempi son cambiati e bisogna stringere i denti….

Grazie
RD

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