Enrico Berlinguer, un politico veramente onesto
29 Ottobre 2024
Egregio Direttore,
in occasione del quarantesimo anniversario della morte di Enrico Berlinguer, un politico veramente onesto, che considerava la politica una missione per il Bene comune e l’Interesse pubblico al servizio delle Istituzioni pubbliche e dello Stato democratico e non un’attività per conseguire profitto privato e personale, e dell’interessante conferenza svoltasi su quest’ultimo a Varese lo scorso 11 ottobre, desidero evidenziare la ferma opposizione di Berlinguer a ogni violento estremismo pericoloso per la nostra Democrazia.
Egli infatti si oppose sia al violento estremismo della destra neofascista, reazionaria e razzista, che voleva riportare l’uomo forte con pieni e insindacabili poteri al comando dello Stato, anche attraverso un colpo di Stato, con un retorico e vuoto patriottismo contro i più deboli che lottavano per difendere o per conquistare i diritti civili e sociali, sia al violento estremismo della sinistra anarchica e ultrarivoluzionaria, che voleva cambiare l’ingiusta società con la lotta armata, abbattendo lo Stato democratico. Dopo la sconfitta del regime fascista e la conquista della Libertà, che deve essere sempre difesa poiché mai conquistata definitivamente, è aberrante sostenere la lotta armata per conquistare il potere e per imporre la propria ideologia in uno Stato democratico in cui tutti dovrebbero rispettare le Istituzioni pubbliche e le regole della convivenza civile.
Berlinguer sosteneva che la democrazia è il valore universale sul quale fondare una società: «La nostra lotta è volta a realizzare una società nuova che garantisca tutte le libertà personali e collettive, civili e religiose, il carattere non ideologico dello Stato, la possibilità dell’esistenza di diversi partiti, il pluralismo della vita sociale e culturale». Nel dialogo con i cattolici sui valori comuni della pace e della giustizia sociale affermava che il P.C.I. voleva costruire in Italia uno Stato laico e democratico e per superare la grave crisi sociale ed economica nel 1978 incontrò il Presidente della D.C. Aldo Moro ma il dialogo fu vanificato dal barbaro assassinio di quest’ultimo da parte dei terroristi delle Brigate Rosse, dopo il quale Berlinguer dichiarò che «Tutte le energie devono essere unite perché l’attacco eversivo sia respinto adottando tutte le iniziative e tutte le misure opportune per salvare le istituzioni e per garantire la sicurezza e l’ordine democratico», riaffermando la dura condanna contro il terrorismo e le posizioni estremiste in difesa dello Stato democratico e delle sue Istituzioni anche dopo il vile assassinio nel 1979 dell’operaio e sindacalista comunista Guido Rossa da parte dei terroristi. Dopo questi tragici eventi Berlinguer ebbe il coraggio di incontrare Giorgio Almirante, segretario del M.S.I., per cercare di fermare il grave pericolo per lo Stato democratico che proveniva dalla violenza degli estremismi eversivi.
Riconobbe con grande onestà intellettuale che «non vogliamo seguire i modelli di socialismo che si sono finora realizzati, rifiutiamo una rigida e centralizzata pianificazione dell’economia, pensiamo che il mercato possa mantenere una funzione essenziale, che l’iniziativa individuale sia insostituibile, che l’impresa privata conservi un suo ruolo importante. Ma siamo convinti che tutte queste realtà non funzionano più e che quindi si possa e si debba discutere in quale modo superare il capitalismo inteso come sistema, giacché esso sta creando masse crescenti di disoccupati, di emarginati, di sfruttati».
In due interviste su L’Unità nel 1980 e su La Repubblica nel 1981 Berlinguer sollevò per primo la necessità di affrontare la “questione morale” nella vita politica ed economica: «I partiti non fanno più politica col proposito di assicurare il bene comune. Oggi i partiti hanno degenerato e questa è l’origine dei malanni d’Italia. I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela: scarsa conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente, idee, ideali, programmi pochi o vaghi, sentimenti e passione civile zero. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, senza perseguire il bene comune. I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal Governo. Hanno occupato gli enti locali, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la RAI TV, grandi giornali. … la questione morale fa tutt’uno con l’occupazione dello Stato da parte dei partiti e delle loro correnti».
Alla sua camera ardente il segretario del M.S.I., Giorgio Almirante, disse: «Sono venuto per salutare un uomo estremamente onesto»! Personaggi di ben altra statura, cultura e intelligenza politica e morale rispetto all’odierno deserto politico e morale! Mentre oggi l’egoismo individuale prevale sul senso di collettività, di convivenza civile e di politica svolta soltanto per il Bene comune, in un’epoca di corruzione, di ingiustizie e di diseguaglianze civili e sociali, l’esempio morale e il rispetto per le Istituzioni democratiche di Enrico Berlinguer, in una società sempre più indifferente nei confronti degli “altri” e sempre più vuota di valori e di solidarietà umana ma volta solo all’arido profitto economico da conseguire a qualsiasi costo umano, risulta più che mai attuale.
Colgo l’occasione per porgere i miei più cordiali saluti.
Alberto Morandi
Laveno Mombello (VA)
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