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Gianni Rodari, il dono dell’utopia

gerry varie
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14 Settembre 2021

Mi piace commentare l’ultimo libro di Alice Bigli sulla vita di Gianni Rodari. Va detto che aver usato come titolo “La scintilla dell’utopia” è molto accattivante. A Gianni Rodari mi lega un ricordo familiare: è nato nello stresso anno in cui è nata mia madre, anche lei sulle sponde di un lago, non il lago d’Orta, ma quello Maggiore a Luino.

Gianni Rodari è stato un maestro di scuola, uno dei mestieri più belli del mondo, oggi diventato forse uno di quelli più difficili, la stessa missione (perché fare il maestro non è un mestiere) di don Lorenzo Milani, priore di Barbiana, passato alla storia per “Lettera a una professoressa”, quel libro che ancor oggi punto di riferimento, carico di una grande utopia: fare della scuola lo strumento per il riscatto degli oppressi, degli ultimi, per costruire dal basso il Regno di Dio.

Forse poi, un po’ di utopia c’è anche nella nostra Costituzione, anche per questo ammirata da tutti e giudicata la più bella del mondo, così come nel Vangelo, basti pensare alla pagina del discorso dalla montagna “Le beatitudini”.

L’autrice sin dalle prima pagine cerca di sgombrare il campo di etichettare Rodari come autore di filastrocche per bambini, tutt’altro. “Rodari non è stato lo scrittore di filastrocche di Natale per i bambini da recitare a memoria. Rodari è stato un grande intellettuale del ‘900 il cui pensiero politico, filosofico, morale si è sviluppato con estrema coerenza nel suo lavoro di giornalista e in una produzione letteraria soprattutto (ma non solo) per i bambini e ragazzi, molto vasta”.

Forse possiamo oggi affermare che Rodari ha scritto cose per i bambini ma per parlare agli adulti, ha usato il linguaggio dei bambini perché nella loro grande innocenza, hanno ancora il dono dell’utopia, cioè sono ancora capaci di sognare, quella qualità che troppe volte noi adulti abbiamo perso o ci siamo dimenticati.

Ma il libro è anche una fonte inesauribile di tanti libri, di diversi autori, usciti dopo la morte di Gianni Rodari, che cercano direttamente o indirettamente di portare avanti il suo pensiero politico: “Se invece di subire la storia gli uomini si uniranno per farla, se sapranno dominare i rapporti sociali come dominano le forze della natura e gli strumenti della tecnica, se avranno fiducia in se stessi, il mondo di domani potrà essere migliore, più giusto e più libero. Un mondo senza prepotenze, senza fame, senza ignoranza. Un mondo più unito, più fraterno. Se questo mondo nascerà domani o tra cinquant’anni, o cento, e che aspetto avrà, non lo sappiamo; ma che altro ci rimane da fare se non lavorare per il suo avvento, costruirlo giorno per giorno, in modo che corrisponda a nostri sogni?”.

Alice Bigli ci indica la strada per diventare tutti maestri di utopia con un invito esplicito: leggere, leggere, leggere.

Mi scuseranno i lettori di questa lettera se alla fine riporto la “Filastrocca corta e matta” di Rodari.

Filastrocca corta corta – il porto vuole sposare la porta, – la viola studia il violino, – il mulo dice: – Mio figlio è il mulino; – la mela dice: – Mio nonno è il melone; – il matto vuol essere un mattone, – e il più matto della terra – sapete che vuole? Vuol fare la guerra!

Oggi purtroppo auspicare la pace e non fare più le guerre sembra una follia quando invece dovrebbe essere la cosa più normale di questo mondo. Non soffochiamo quindi la scintilla dell’utopia che c’è nei nostri bambini, ma cerchiamo di metterla in pratica, soprattutto nella politica quotidiana.

Emilio Vanoni –  Induno Olona

 

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