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Grillo: la falsa alternativa

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27 Febbraio 2013

 Gentile direttore, 

«L’Italia è il paese della tragedia che fa ridere e della commedia che fa piangere.»
Antonio Labriola

Il risultato delle recenti elezioni politiche e il successo del Movimento 5 Stelle mi inducono, anche alla luce delle prese di posizione reazionarie di Beppe Grillo prima contro i sindacati confederali, poi contro i lavoratori pubblici, a chiederLe di ripubblicare l’analisi che a suo tempo ho inviato a questa rubrica: un’analisi che ritengo non solo sostanzialmente valida, ma anche pienamente confermata da quel risultato.
È opportuno chiarire, innanzitutto, che i successi del Movimento 5 Stelle sono da attribuire in gran parte agli errori politici della sinistra a causa dell’organica incapacità, che è ormai lo ‘shibbolet’ di quest’ultima, nel costruire una proposta strategica alternativa al Pd sia sul piano programmatico sia su quello elettorale. È così accaduto che, in mancanza di un’alternativa, nel mentre si approfondisce la crisi (non solo di un ceto ma) di un intero sistema politico, una parte crescente dell’elettorato abbia finito col polarizzarsi sui “grillini”, i quali, dal canto loro, stanno capitalizzando i consensi tipici di un movimento qualunquista, piccolo-borghese e interclassista, non privo di tratti reazionari.
Vale, peraltro, la pena di ricordare che la collocazione alternativa al Pd è stata imposta a Grillo da Bersani e soci, poiché Grillo avrebbe voluto presentarsi alle primarie, ma gli fu impedito. La collocazione endosistemica del Movimento 5 Stelle risulta poi del tutto evidente non appena ci si prende la briga di analizzare (sommariamente poiché il programma stesso è sommario) le sue rivendicazioni. Il programma di Grillo, in effetti, non diverge, per l’essenziale, da quello del Pd, essendo del tutto compatibile col sistema capitalistico. D’altra parte, se si va a vedere oltre la facciata demagogica, comune a tutti i movimenti populistici (dalla Lega a Di Pietro e da questo a Grillo), si scopre che, fatta eccezione per parole d’ordine quali legalità, pulizia ed ecologia, è difficile individuare un vero e proprio programma politico. Basti pensare che le politiche economiche e del lavoro sono quelle classicamente liberiste, neanche tanto temperate, giacché il Movimento 5 Stelle propone di liberalizzare totalmente il mercato dell’energia elettrica e delle ferrovie. Riguardo alle politiche del lavoro, non vi è una proposta che vada oltre il sussidio di disoccupazione garantito e la rimozione degli incentivi statali per le aziende che provocano un non meglio specificato “danno sociale”.
E fin qui siamo nell’àmbito delle politiche riformiste che puntano a superare la crisi di questo sistema putrido attraverso la “socializzazione delle perdite e la privatizzazione dei profitti”. Grillo e il suo movimento sognano un ‘capitalismo umano’ e democratico, rispettoso della legalità e della trasparenza. Nondimeno, sfugge a siffatti apologeti del ‘capitalismo umano’ un piccolo particolare, tutt’altro che trascurabile: le leggi sono al servizio del potere economico e, nel quadro della crisi del capitalismo, la logica del massimo profitto, sia che passi attraverso la cementificazione (avversata dai grillini) sia che passi attraverso la “concorrenza” nel mercato dei trasporti ferroviari (sostenuta invece dai grillini), è destinata ad imporsi in modo sempre più brutale e, come dimostra il caso britannico, porta ineluttabilmente a risparmiare sui sistemi di sicurezza e sui costi di manutenzione per rendere le tariffe più competitive.
Infine, in tema di politiche sociali, il Movimento 5 Stelle, pur denunciando giustamente il progressivo trasferimento di risorse dai servizi pubblici e dal Servizio Sanitario Nazionale verso i soggetti privati, non indica chiaramente una soluzione né nella riappropriazione pubblica dei servizi appaltati a cooperative ‘rosse’ o cielline né tantomeno nel blocco dei finanziamenti alla sanità privata, e si limita a chiedere quanto le politiche socio-sanitarie regionali già prevedono, ovvero la gratuità di alcune cure essenziali e ticket proporzionati al reddito per quelle non essenziali.
In conclusione, il grillismo, successivamente (o anche assieme) al leghismo, al berlusconismo e al dipietrismo, non solo è l’ennesima maschera di quella farsa italiana del populismo che, avvalendosi delle doti istrioniche e dell’intuito politico di un ex comico, intercetta in tal modo il rifiuto di massa di un sistema politico-istituzionale che gira a vuoto, ma è anche l’ultima espressione, in ordine di tempo, di un aggravamento della crisi politica italiana. Di un aggravamento, non del superamento.

Enea Bontempi

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