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Il fango e le regole

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20 Aprile 2007

Egregio Direttore

Ho il massimo rispetto per coloro che, come scrive Giuseppe Taietti nella sua lettera, si augurano “che il Partito Democratico, occupandosi dei problemi concreti della gente e del lavoro come è oggi e non com’era ieri, possa contribuire a riavvicinare tante persone semplici e tanti operai al centrosinistra”. Fabrizio Mirabelli ha quindi male interpretato il mio contributo al dibattito sul PD, che si sta svolgendo su varesenews, e persegue nell’errore attribuendo la valenza mancata di “operazione politica” al fatto di aver dato conto della presa di posizione contro il progetto Cazzola per il nuovo stadio di Bologna di Giuseppe Campos Venuti, un noto urbanista che peraltro si appresta ad entrare nel PD provenendo dallo stesso partito di Mirabelli. Inoltre raccontare i fatti non ha nulla a che vedere con la ricerca del notorietà, così come sottolineare in tal senso che la mia mancata elezione in consiglio comunale per Rifondazione Comunista abbia generato una collaborazione con il neo consigliere dei Comunisti Italiani è (vista la collocazione e la contiguità delle due forze politiche), per citare Mirabelli, “una sciocchezza che si commenta da sola”.
I progetti per i nuovi stadi di calcio di Bologna e Varese hanno un aspetto che li accomuna: sono in contrasto con le regole, che nella fattispecie sono il Piano Territoriale della Provincia di Bologna e, oltre al Piano Regolatore Comunale di Varese, il bando, praticamente fatto ad hoc, che definiva quale fosse l’interesse dell’amministrazione comunale in merito alla riqualificazione dello stadio di calcio. Per questa ragione, che Mirabelli non vorrà ritenere priva di fondamento, visto il suo ruolo di consigliere comunale e di membro della commissione urbanistica, i due progetti sono stati per il momento respinti al mittente. La valutazione di un progetto ha una fondamentale pre-condizione: il rispetto delle regole. La pianificazione stabilisce le regole con le quali si interviene sulla città ed sul territorio e gli strumenti che da essa discendono sono approvati secondo prassi democratiche la cui difesa dovrebbe stare i cima alle priorità di qualsiasi forza politica. Il Piano Territoriale della Provincia di Bologna prevede, per ragioni altrettanto complesse di quelle che, secondo Mirabelli, dovrebbero sostenere una serena valutazione di un progetto, che i 300 ettari sui quali si svilupperebbe il nuovo stadio di Bologna, più residenza, attività commerciali e di servizio, restino a servizio dell’agricoltura. Questa previsione, peraltro in continuità con quelle della pianificazione regionale, ha qualche valenza nei criteri di valutazione proposti da Mirabelli o la si deve ritenere “superata”? Estendendo il ragionamento alla vicenda dello stadio di Varese, domando: è un criterio “superato” valutare un progetto in relazione alla sua conformità alle regole stabilite per la generalità dei progetti?
Resto in attesa che l’onorevole Marantelli, che voglio credere sia in grado di partecipare autonomamente ad un dibattito, risponda alla mia domanda: per caso il “liberismo democratico e sociale” che secondo lui dovrebbe connotare il PD ha qualcosa a che fare con l’approccio deregolamentativo che ci propongono le vicende dei due progetti citati, uno dei quali promosso anche da lui?

Michela Barzi

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