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Il novantesimo anniversario della Rivoluzione d’Ottobre

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29 Ottobre 2007

Egregio direttore,

vi sono almeno tre categorie di persone che usano riferirsi alla data storica del 7 novembre 1917.
Una prima categoria è quella degli anticomunisti dichiarati, che considerano l’ottobre russo un evento catastrofico a cui è legittimo imputare perfino l’avvento del nazismo. Una seconda categoria lo celebra come una grande epopea rivoluzionaria, a cui sarebbe seguito però l’ostico periodo staliniano. Una terza categoria, alla quale lo scrivente si onora di appartenere, si assume ‘in toto’ l’eredità storica del movimento comunista fondato da Lenin e diretto, successivamente al 1924 e fino alla sua morte, da Stalin.
I sedicenti comunisti, che sostengono la tesi del Novecento come “secolo degli errori e degli orrori”, pur giudicando la rivoluzione d’ottobre e l’esperienza sovietica in termini positivi tacciono sul ruolo di Stalin, come se costituisse un fattore secondario della vicenda storica. In particolare, all’interno del Prc, l’approccio di Bertinotti e dell’attuale gruppo dirigente a questo tema è sfociato in una vera e propria campagna anticomunista, con la quale si è teso, da un lato, a legittimare un’opzione neo-socialdemocratica e, dall’altro, ad eliminare dalla coscienza del proletariato la memoria storica del comunismo novecentesco. Questa campagna non è stata contrastata dai cosiddetti ‘comunisti critici’, poiché costoro hanno ritenuto che assumersi la responsabilità di difendere l’intera esperienza comunista avrebbe significato opporsi con la massima energia al senso comune imposto dalla cultura borghese e anticomunista. In realtà, come asseriva Clemenceaux a proposito della rivoluzione francese, anche la rivoluzione d’ottobre va difesa o respinta ‘in blocco’, assieme a tutta l’esperienza comunista che ne è scaturita.
Per quanto mi riguarda, sono fermamente convinto, come marxista e come comunista, che sono ancor oggi pienamente valide, per il novantesimo anniversario della rivoluzione d’ottobre, le parole che ebbe a pronunciare Lenin nel 1921 in occasione del quarto anniversario della medesima rivoluzione: «Per la prima volta, dopo centinaia e migliaia di anni, la promessa di “rispondere” alla guerra tra gli schiavisti con la rivoluzione degli schiavi contro tutti gli schiavisti è stata mantenuta fino in fondo e lo è stata malgrado tutte le difficoltà. Noi abbiamo cominciato quest’opera. Quando, entro che termine precisamente, i proletari la condurranno a termine? Non è questa la questione essenziale. È essenziale il fatto che il ghiaccio è rotto, la via è aperta, la strada è segnata».

Enea Bontempi

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