La Bora a Trieste aiuta a non pensare
30 Settembre 2013
Caro direttore,
da due giorni a Trieste soffia la Bora, quelli del posto dicono che è poca cosa ma a me pare di stare in Siberia. Ero abituata all’umidità caldiccia di Milano, qui mi arrivano raffiche da farmi barcollare, il nano non può nemmeno mettere una zampa a terra, con le orecchie che ha navigherebbe nell’orbita.
Il mare è color piombo e gonfio di vento, la sua eco anima la casa di suoni strani, che si inseguono fra le stanze.
Il mio rapporto con la città sembra migliorare, riesco a scambiare due parole per la strada nonostante molti triestini continuino a mettere il dialetto fra me e loro, ho capito che non sono gente molto ospitale e quindi dovrò essere io a fare il primo passo; cercherò di adeguarmi al loro carattere austero e sbrigativo e mi insinuerò fra loro a poco a poco; le rivoluzioni si fanno così.
Trieste è una città che pare restare immobile, compressa da una storia che circoscrive il perimetro del futuro, pochi fermenti di insurrezioni, gioventù da struscio per le vie, c’è un’Amministrazione di centrosinistra, ma la città Amministrazione compresa è geneticamente di destra e anche un po’ razzista: educata e gentile quanto basta per farti sentire un po’ straniero, un po’ altro. Domenica scorsa ho visto una manifestazione di Trieste Libera, invece del colore verde le bandiere erano rosse e alabardate, ma si trattava della stessa cosa, purtroppo già vista.
Devo confessare che per la prima volta in vita mia ho trasgredito alla regola del raccogliere la cacca dei cani; giovedì scorso ero con Fedor e il nano sul lungomare a mezzanotte e Fedor l’ha fatta sul posto; mi sono guardata intorno, c’eravamo solo noi e qualche pescatore con la faccia dentro le onde e allora con un moto di incontenibile gioia da bambino un po’ scemo che ha trovato un sito porno da sbirciare l’ho lasciata per terra con un fremito di passione trasgressiva, una piccola vendetta contro i più giusti, i più civili, i Migliori.
La cacca di Fedor resterà nella storia come la prima cacca di cane lasciata per la strada
Sono ridotta così, mi rifaccio a Fortini e alla sua cacca dei contadini russi, nostalgie da anziana signora simil comunista che non c’era al momento giusto nel posto giusto.
Non sono ancora andata in pellegrinaggio commemorativo alle Foibe, ho una grande urgenza di dimenticanza per non morire di memoria sul posto.
I cani dormono con le orecchie tese sui sibili della Bora che non accenna a calare, proverò ad uscire, per quanto pulita e ordinata è sempre meglio la strada.
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