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La didattica a distanza? Non è una catastrofe

Rientro a scuola Arsago Seprio
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26 Novembre 2020

Cominciamo con una premessa: la decisione di chiudere o aprire le scuole non può essere oggetto di contrattazione. Se così fosse dall’altra parte del tavolo dovrebbe esserci il signor Covid 19, che finora non sembra essersi dimostrato molto disposto al dialogo. E’ una decisione di salute pubblica che naturalmente deve essere preceduta da analisi e valutazioni e può essere aperta ad un confronto. Ma non è una contrattazione. Chi ragiona in questo modo, chi parla di “battaglia per tenere aperte le scuole”, chi pensa che strappare una promessa in questo senso significhi portare a casa un risultato dimostra di non capire la differenza tra bene comune ed esigenze particolari. Legittime, ma pur sempre particolari. E questo, in chi si occupa della cosa pubblica, non è ammissibile.

Ma veniamo al problema della didattica a distanza. Da diverse parti si sentono levare delle voci allarmate, voci che parlano di “danni incalcolabili” che la sospensione della didattica in presenza arrecherebbe ad un’intera generazione di studenti. Attenzione, si parla di didattica, non di problematiche psicologiche o relazionali. E non stiamo parlando in astratto di un’ipotetica istituzione scolastica in un ipotetico paese, ma della nostra scuola in Italia. Dunque la didattica in presenza nella scuola italiana sarebbe più proficua? Più coinvolgente e innovativa? Vediamo…

Avete mai provato a entrare in una classe di scuola secondaria alle ultime ore della mattinata o, peggio, nelle ore pomeridiane? Io lo faccio da trentacinque anni e vi assicuro che il risultato didatticamente parlando spesso non è dei più esaltanti, diciamo così. Per non parlare di certe classi in cui le dinamiche relazionali problematiche portano via una bella fetta di tempo, in qualsiasi collocazione oraria. Certo, anche questo fa parte del nostro lavoro, ha valenza educativa. Ma la didattica nel frattempo non va avanti. Dunque la didattica in presenza è più proficua? Mah…

Immaginate un insegnante che sia provvisto di una buona cultura generale, che conosca bene la sua materia, che pratichi esclusivamente didattica frontale di buona qualità (in parole povere, che “sappia spiegare”) e che, per giunta, sappia “tenere la classe”, come si dice in gergo scolastico. Attualmente nell’ambiente scolastico una persona del genere viene valutata oro puro a ventiquattro carati. Stimato dai colleghi, rispettato dagli studenti, venerato dalle famiglie e benedetto dai presidi (pardon, dai Dirigenti Scolastici) ai quali non creerà mai problemi di nessun tipo. Possiamo dire che questo sia un esempio di didattica innovativa? Certamente no, il nostro eroe (o eroina) si “limiterà” (per così dire) a prepararsi le lezioni, a spiegare (bene) e a verificare. E questa, per dirla in modo popolare, è già cara grazia del Signore. Innovazione? Boh…

Il nostro bravo insegnante di cui sopra è soggetto ad un unico rischio: quello di essere costretto a seguire un corso di aggiornamento su nuove metodologie didattiche. Dove gli spiegheranno che il suo modo di insegnare è superato, dove gli parleranno del futuro della sua professione rappresentato dalle nuove tecnologie, dall’uso dei mezzi informatici e della rete per rendere la didattica più coinvolgente, dalla “flipped classroom” in cui le lezioni sono fruite a casa dagli studenti…un momento, ma tutto questo non assomiglia pericolosamente alla didattica a distanza? Dunque ciò che fino a ieri e per anni ci è stato propagandato come il progresso è ora diventato portatore di disastro e rovina pedagogica? È la rivincita del vecchio professore che solleva la cornetta del suo telefono fisso (a tasti) e chiama tutti i “formatori” che lo hanno sbeffeggiato negli ultimi anni per dire che adesso il vecchio sono loro? Mah e boh…

Cosa voglio dire con tutto questo? Intanto che la decisione di usufruire della didattica a distanza riguarda la salute pubblica e non può essere contrattata qualora giudicata necessaria. Poi che la didattica in presenza non è un luogo magico e ideale e che la didattica a distanza non è una catastrofe. Anzi, come ci sentiamo ripetere da anni, gli strumenti tecnologici possono offrire risorse nuove alla didattica. Certo, ci sono i problemi materiali relativi agli strumenti e alla copertura di rete. E ovviamente sostituire integralmente la didattica in presenza è attualmente una scelta obbligata a cui non eravamo adeguatamente preparati e che ci pone di fronte a tutta una serie di problemi nuovi. Ma questo era il futuro della professione, ci dicevano. O no?

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