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La ricetta per ridurre l’evasione fiscale

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7 Settembre 2011

Egregio direttore,
in questi giorni, complici le comiche vicende della manovra economica del governo Berlusconi-Bossi, finalmente, si è tornato a parlare di evasione fiscale.
Che, in Italia, una quota cospicua dei redditi venga, di fatto, elusa o evasa agli occhi del fisco non è certo una grossa novità. Secondo l’Ufficio Studi dell’Agenzia delle Entrate si tratterebbe di qualcosa come 266 miliardi di euro (miliardo più, miliardo meno) ogni anno.
Più di cinque volte tanto la manovra correttiva che il governo di centrodestra si appresta a varare colpendo, tanto per cambiare, i soliti noti mentre salva , ancora una volta, i furbi o, se vogliamo chiamarli con un aggettivo più consono alle loro pratiche, i delinquenti. Sì, perché l’evasione – codice penale alla mano – è un crimine!
Il problema è che il governo Berlusconi-Bossi, nonostante lo spot televisivo che accomuna gli evasori ai parassiti, non è per niente credibile nella lotta all’evasione fiscale. E’ proprio negli ultimi tre anni di governo, infatti, che l’evasione fiscale è tornata a crescere come ha sottolineato chiaramente l’Istat nella consueta analisi biennale dell’entità e della dinamica del sommerso economico pubblicata l’anno scorso.
Il rapporto dell’Istat ha confermato come, nel suo insieme, il sommerso si è ridotto in tutto il periodo dal 2001 al 2007 per, poi, tornare a crescere dal 2008.
Come noto, l’Istat fornisce la stima di un valore minimo e di un valore massimo del sommerso economico, ulteriormente scomposto nella somma di 3 componenti: il valore aggiunto sommerso da correzione del fatturato e dei costi intermedi, il valore aggiunto prodotto dai lavoratori irregolari e, infine, una componente statistica di correzione.
Tra il 2001 e il 2007 il sommerso economico, che è un indicatore assai significativo per capire gli andamenti dell’evasione fiscale sebbene i due concetti siano solo parzialmente coincidenti, nel suo insieme, si era costantemente ridotto in quota di Pil, passando dal 18,5% del 2001 al 15,9% del 2007 (secondo l’ipotesi minima) e dal 19,7% del 2001 al 17,2% del 2007 (secondo l’ipotesi massima).
Dal 2008, invece, come dimostrano i numeri e i grafici, si è assistito ad una pericolosa inversione di tendenza: il sommerso economico è salito al 16,3% del Pil (ipotesi minima) e al 17,5% (ipotesi massima).
Del resto basta guardarsi intorno (ville, auto, yacht di lusso) per capire che non è possibile che, in Italia, esistano solo 34.000 contribuenti, su una popolazione di 60 milioni di individui, che dichiarano un reddito superiore ai 300.000 euro all’anno. Così come decenza richiederebbe che si facesse luce al più presto sullo scandalo della presunta evasione di 98 miliardi di euro da parte delle concessionarie delle slot machine, denunciata dalla Corte dei conti e dalla Guardia di finanza.
 Cosa dovrebbe fare, allora, un governo responsabile che desiderasse davvero fare pagare le tasse anche a coloro, e sono tanti, che, per decenni, le hanno allegramente evase?
Io non sono un economista, tuttavia mi sembra che una riforma fiscale che andasse in questa direzione dovrebbe necessariamente contenere dei provvedimenti per incentivare i cittadini a richiedere scontrini, ricevute e fatture e per coinvolgere i Comuni nella lotta all’evasione.
Solo in questo modo, a mio modesto parere, in futuro, sarà possibile diminuire la pressione fiscale e continuare ad usufruire della stessa quantità e della stessa qualità dei servizi di cui beneficiamo oggi.
Fabrizio Mirabelli - Capogruppo PD Varese

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