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La Spagna viola i diritti fondamentali

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19 Luglio 2020

L’otto luglio, l’eurodeputato Carles Puigdemont ha invitato la cancelliere tedesca, Angela Merkel (nuova presidente del Consiglio Europeo), ad insistere sul rispetto allo stato di diritto nei paesi in cui i diritti fondamentali sono violentati, come è il caso della Spagna. La Cancelliere ha risposto che lo Stato di diritto dev’essere rispettato e che è preoccupata per la situazione in Ungheria. Non una parola sulla Spagna. Curioso oblio se si tiene in conto che la Spagna, ancora oggi, ritiene a nove persone come prigionieri politici, condannati ad un totale di cento anni di carcere per aver organizzato, il 1° ottobre 2017, un referendum pacifico sull’indipendenza della Catalogna. Tra i detenuti, ci sono rappresentanti di organizzazioni civili, il presidente del Parlamento Catalano e membri del governo catalano. Il gruppo di lavoro dell’ONU sulla detenzione arbitraria ha deciso che la Spagna dovrebbe liberare i prigionieri politici catalani, perchè ciò che hanno fatto è stato esercitare il loro diritto di contestazione pacifica, attraverso la disobbedienza civile. Amnesty International ha chiesto specificamente (ed esplicitamente) la liberazione dei due leader della società civile imprigionati, Jordi Sànchez e Jordi Cuixart.

Carles Puigdemont, che era il presidente del governo catalano che ha organizzato il referendum, sarebbe oggi in prigione anche lui se non fosse andato in esilio con una parte del suo governo. Non è che la Spagna non abbia tentato di imprigionarlo, però ha trovato la negativa di un giudice tedesco che si sia rifiutato di estradarlo, perché ha anche valutato il referendum del 1° ottobre come un esercizio dei diritti fondamentali. Quando Puigdemont e due compagni di esilio hanno vinto i loro seggi al Parlamento Europeo, hanno dovuto aspettare sei mesi prima di poter entrarci. La commissione elettorale spagnola ha chiesto che si recassero a Madrid per completare una procedura, sapendo che allo stesso momento in cui avrebbero messo i piedi in Spagna, sarebbero stati arrestati. La polizia spagnola aveva addirittura previsto, come spiega l’avvocato Gonzalo Boye, di rapirli se si fossero recati a Strasburgo il giorno stesso della costituzione del Parlamento. Sei mesi dopo quel tentativo di rapimento, la Corte di giustizia europea ha stabilito che i parlamentari sono eletti dai loro elettori e non dai consigli elettorali. Ora, i rappresentanti eletti catalani godono dell’immunità parlamentare in tutta Europa, tranne che in Spagna che mantiene il mandato di arresto, ignorando i loro diritti come eurodeputati.

Signora Merkel, se vuole proteggere lo stato di diritto nell’UE, dovrebbe essere molto preoccupata per le violazioni dei diritti fondamentali della minoranza catalana da parte della Spagna, perché i diritti fondamentali saranno di obbligo rispetto per tutti i cittadini europei, o saranno persi per tuti i cittadini europei.

Emma Cegé

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