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Lettera aperta alla scuola

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9 Settembre 2020

Cara scuola,
c’è nell’aria voglia di rivederti. Hanno voglia di rivederti quegli studenti che pensano che se ne starebbero volentieri ancora sotto le coperte, ma se si immaginano di stare davvero ancora a casa non sembra poi così divertente; sentono che c’è stato un vuoto che desidera essere riempito, sanno che gli piacerebbe tornare a vivere lo spazio della classe, vedere i volti di amici, compagni e quegli insegnanti che sono così significativi. Hanno voglia di rivederti, scuola, anche quegli insegnanti che si sono trovati in questi mesi a gestire un lavoro totalmente diverso, che hanno incontrato e affrontato nuove difficoltà e sfide; ma anche quegli insegnanti che hanno voluto creare un’occasione di apprendimento anche in una situazione così complicata, quelle maestre e quei maestri che hanno capito quanto fosse importante far sentire ai bambini e ai ragazzi la propria voce. Hanno voglia di rivederti perché sanno quanto è importante stare con gli alunni, vederne le facce dal vivo, ma anche percepirne gli umori mentre si è girati verso la lavagna; sanno come solo la presenza fisica ti permetta di sentire il clima della classe e allo stesso tempo cogliere l’individualità di ciascuno.
Hanno voglia di rivederti anche quei genitori che sentono quanto è importante non essere gli unici riferimenti dell’educazione dei propri figli, che credono nella scuola come occasione di crescita per tutti, attraverso le lezioni, ma anche attraverso tutti gli spazi informali che la scuola ti offre, attraverso l’incontro con i coetanei all’interno di un contesto educativo; attraverso il potere insostituibile delle relazioni. E abbiamo voglia rivederti anche noi, operatori del sociale, educatori, animatori, operatori degli sportelli d’ascolto, formatori e psicologi che lavoriamo con la scuola e per la scuola. Siamo meno visibili sui giornali e poco conosciuti a chi la scuola la osserva più da lontano; eppure siamo così intrecciati con questo mondo e con chi lo abita ogni giorno, ne siamo plasmati e contribuiamo tanto a plasmarlo anche se silenziosamente, per lo più. Spesso siamo chiamati a rispondere ai bisogni che la scuola stessa ci sottopone, occupandoci delle fasce più fragili o di chi ha voglia e necessità di essere ascoltato intimamente, altre volte occupandoci di tutta la classe con laboratori e momenti in cerchio, altre ancora dei suoi insegnanti, offrendo sostegno, presenza e formazione. Siamo di fatto professionisti della relazione, appassionati del mondo dell’altro, giocolieri della didattica; soprattutto, siamo convinti che un mondo diverso si costruisce proprio partendo da questo luogo cosi vivo e speciale. Anche noi abbiamo misurato quanto la chiusura abbia limitato l’opportunità e la necessità dell’educazione per tutti, accentuando le differenze tra i ragazzi. Su questo ringraziamo sinceramente tutti gli enti che hanno voluto sostenere, in ogni situazione in cui era possibile, la continuità dei nostri servizi individualizzati, riconoscendone la centralità benché meno visibile. Anche noi abbiamo misurato sulla nostra pelle cosa significhi non incontrare l’altro di persona ma provare a raggiungerlo attraverso un video e percepirne a volte il limite; altre volte, invece, scoprire a sorpresa e con emozione che di ostacoli non ce n’erano e l’intensità era ugualmente altissima! Come sempre lo è dal vivo.
Siamo persuasi che questa esperienza abbia portato rischi, criticità e anche opportunità e che sia oggi, senza perdere altro tempo, il momento di trovarsi a scuola per raccogliere che cosa ciascuno abbia imparato e perché questa crisi sia generatrice di un vero cambiamento; innanzitutto di consapevolezza e poi di pratiche.
Ci sarà sicuramente bisogno di chiedere a ciascuno gesti di attenzione e precauzione verso sé e verso l’altro; crediamo che se noi adulti prenderemo il tempo per spiegarli quei gesti, incontreremo ragazzi capaci di comprenderli e di non farne un atto di mera obbedienza, ma di partecipazione alla comunità. La scuola che riapre il 14 settembre, così piena di incertezze, non dovrà basarsi solo sull’insegnamento frontale, dovrà essere aperta al dialogo tra adulti e studenti, desiderosa di sperimentare ed innovare.
Partendo dall’evidenza che la scuola c’è mancata, vogliamo che vengano valorizzate le parti in cui c’è mancata; raccogliamo allora le buone pratiche, i metodi innovativi e capaci di umanità, per ripartire e diffonderli: siamo curiosi di vedere cosa potrà succedere! Dunque, come suggeriscono molti pedagogisti: che il 14 settembre sia innanzitutto un giorno di grande festa! Per tutta la comunità che educa.

TOTEM

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