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Meritocrazia nel pubblico

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31 Ottobre 2007

Egregio direttore,
Discutendo dei costi della politica, degli sprechi del denaro pubblico, mancanza di personale nelle amministrazioni (anche se in dei casi il personale manca davvero) perché, ad esempio, invece di chiedere aumenti di personale non si introduce il concetto di meritocrazia che porterebbe a far si che i dirigenti ed i dipendenti pubblici vengano “trattati” come nelle imprese private. Di conseguenza non raggiungendo gli obiettivi prefissi, possano venir licenziati come qualunque altro dirigente di azienda? Tra l’altro il peso economico effettivo dei lavoratori pubblici improduttivi è superiore ai costi della politica. Per quale legge divina un dipendente pubblico deve avere sempre il posto assicurato anche se di fatto produce in modo insoddisfacente?
Per quanto riguarda la questione RAI, ad esempio, perché è caduta nel vuoto la proposta di Penati di abolire il canone considerato che le entrate vengano garantite dalla pubblicità come per la televisione privata?
A proposito, che fine fanno le entrate della RAI? A giudicare dai programmi non mi sembra vengano utilizzate per migliorare il servizio?
Ieri è stato approvato il “Pacchetto Sicurezza”, anche se con molte difficoltà. Resta irrisolto lo stato disastroso in cui versa la Giustizia, tempi lunghi, malfunzionamenti, etc…. non liquidabili con il reiterato argomento della carenza di personale. Perché si continua a parlare senza far nulla? A qualcuno fa comodo così?
Non mi sembra che per applicare queste modifiche serva molto, non è neanche una questione di sinistra o destra, piuttosto mi pare sia una scelta politica precisa. E vorrei venissero detti i reali motivi sul perché non vengano fatte.
Tra l’altro così facendo si eliminerebbe, volendo, la questione delle privatizzazioni anche se a mio modo di vedere servono per rincorrersi a migliorare i servizi offerti e con la conseguente riduzione dei costi.

Distinti Saluti,

Luca Piol

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