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Partito Democratico: dentro o fuori, è il momento di decidere

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17 Aprile 2007

Egregio direttore,

al recente congresso dei DS ho votato convintamente per la mozione del segretario Fassino.
La lettera del signor Antonio Riccardi, coordinatore sinistra DS per il socialismo, dimostra che ho fatto molto bene.
Ne ho le tasche piene, infatti, di chi si professa, a parole, sempre più a sinistra degli altri; di chi oggi difende strumentalmente la parola “socialista” quando, fino a ieri, la considerava il peggiore degli insulti; di chi pretende di parlare a nome degli operai senza mai, probabilmente, avere visto una fabbrica; di chi crede di essere sempre dalla parte della ragione e mai da quella del torto; di chi sa sempre tutto dopo che è successo.
Ne ho le tasche piene di questa sinistra presuntuosa, antipatica e lontana dai problemi reali della propria gente e del proprio territorio.

Io sono convinto che, per affrontare le sfide del futuro, per cambiare il mondo, l’Europa, l’Italia le ideologie del secolo scorso non bastino più.

Occorre una forza politica nuova, moderna, riformista, che sappia concretamente perseguire gli ideali di libertà, eguaglianza, giustizia sociale, pace; che sappia battersi laicamente per i diritti civili; che sappia rivolgersi, con un linguaggio comprensibile, alle giovani lavoratrici e ai giovani lavoratori. Altro che chiacchiere propagandistiche! La stragrande maggioranza del partito ha votato per andare verso il Partito Democratico. E, in democrazia, bisogna sapere accettare l’esito del voto. A questo punto al signor Riccardi si aprono due possibili strade: o decide di rimanere in un partito più grande dove, come dimostra il Labour Party, possono convivere sensibilità diverse che, alla fine, trovano una sintesi comune; oppure decide di andarsene per contribuire a frammentare ulteriormente il centrosinistra. Tutte e due le strade sono legittime. Da parte mia, sono convinto che, se a Londra, esiste un sindaco trotzkista che è espressione del Labour Party, ciò significa che un partito più grande rappresenta un’opportunità per tutti.

Mi auguro, pertanto, che il signor Riccardi, pur con tutta la sofferenza che il caso richiede e che comprendo, decida in fretta di fare chiarezza su cosa intende fare, almeno per una questione di rispetto nei confronti delle tante compagne e dei tanti compagni a fianco dei quali fin’ora ha militato e che certamente non meritano, da parte sua, risposte vaghe o peggio ambigue.

Giuseppe Taietti

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