Pensare di essere i migliori non è più sufficiente
14 Luglio 2019
Riunione con colleghi imprenditori. È una delle poche volte che mi trovo in disaccordo con dei rappresentanti di categoria.
Noi piccoli imprenditori a volte pensiamo di essere “imparati” e come recitava Alberto Sordi il leitmotive è sempre il solito: “io so io e voi non siete ….”. Grosso errore, le nostre piccole imprese un po’ per presunzione e anche per motivi circostanziali, stanno sempre più perdendo terreno, eccetto che in alcuni casi, perché non investono più in risorse umane.
Ho sempre dichiarato che è difficilissimo fare impresa in Italia per via di tasse e burocrazia asfissianti, ma è altrettanto vero che negli ultimi anni abbiamo peccato anche di non lungimiranza. Tanti bravi giovani hanno scelto vie diverse a livello occupazionale, attirati dall’estero o da multinazionali che investono molto sulla ricerca e innovazione ed anche su profili up to date.
Abbiamo fatto cassa, dove è stato possibile farlo, abbiamo garantito agio alle nuove generazioni di famiglia ed in molti casi ci siamo seduti, abbiamo perso quella “fame” di crescita e sana competizione che ci ha permesso di emergere nel passato, a livello globale. Gli status symbol e le comodità ci hanno fatto credere di essere arrivati, svegliandoci un giorno di scatto, accorgendoci che le tartarughe avevano superato le lepri.
Non ci rimane che rimetterci a correre, consci che il campo di gara ha il doppio degli ostacoli e difficilmente da soli possiamo farcela.
Auspico che questa parabola “casereccia” serva a farci riflettere e che stimoli un nuovo concetto di FARE impresa, coordinato tra istituzioni attente e reti d’impresa che sappiano insieme affrontare nuove e stimolanti sfide per far riemergere quel tanto da me decantato, SAPER FARE ITALIANO.
Abbiamo esempi lampanti: auguri Giorgio Armani per i tuoi 85 anni, spesi partendo dalla bottega, indicando a tutti noi cosa significa credere, imparare e crescere.
Marco Colombo
Presidente Aime-Italia
Agroalimentare
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