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Raduno del Milan, arroganza e prepotenza dei soliti noti

I tifosi del Milan a Carnago per il raduno dei rossoneri
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4 Luglio 2022

Un lunedì mattina quasi normale, prima del flash: ma oggi è il giorno del raduno del Milan! Guardo gli orari sul sito, ore 11 l’allenamento, si può fare, Carnago non è lontana. Aspetto che si svegli mio figlio, milanista viscerale come da tradizione famigliare e partiamo. Parcheggio a Oggiona, al limitare del bosco, 10 minuti di camminata ed ecco la distesa di auto parcheggiate, sciarpe e bandiere rossonere, striscioni e i primi cori.

Ci avviciniamo al centro sportivo, decidiamo di stare in disparte per provare a vedere qualche sprazzo di partitella o di allenamento senza stare in mezzo alla calca che si è formata fin dalle prime ore del mattino, e ci mettiamo a ridosso della rete, vicini ad altre famiglie, mamme e papà con bambini appassionati e desiderosi di vedere da “vicino” i propri idoli campioni d’Italia. “Vicino” perché la società ha scelto di aprire il raduno al pubblico, facendo svolgere il primo allenamento nel campo numero 6 di Milanello, quello visibile dalla strada che corre nei campi tra Carnago e Oggiona.

Stiamo lì dieci minuti, il posto sembra buono, i bambini si scambiano opinioni, sperano di riuscire a strappare uno sguardo, un autografo, una foto fatta bene dell’idolo di turno.

Poi arrivano loro, i padroni del calcio di oggi, i gruppi organizzati. Appendono striscioni ad altezza di due metri, rendendo impossibile la visione di qualsiasi azione al di là della rete. Impossibile questionare, perché sono in tantissimi, perché il più piccolo ha un braccio grosso come il torace di una persona normale e perché notoriamente hanno una spiccata propensione a muovere le mani, godendo di un’impunità pressoché assoluta.

Risultato, bambini fatti sloggiare con un atteggiamento prepotente e giustificato con “È così da sempre, siamo noi che ci facciamo il culo ogni domenica e ad ogni trasferta” detto ringhiando in faccia ad una mamma arrivata alle 8 di mattina da Bari, per portare il figlio di 8 anni al primo allenamento della squadra del cuore per il suo compleanno.

Forse è ora di finirla con questa idea che quando ci sono di mezzo i gruppi organizzati questi possano fare quello che vogliono, impunemente: il Milan, come anche le altre squadre, non sono di proprietà di questi signori, ma sono di tutti i tifosi, dei bambini prima di tutto, di quelli che possono permettersi di andare allo stadio una volta e di quelli che ci vanno ogni santa domenica. La passione per uno sport, per dei colori, non si può misurare nella presenza sugli spalti, la passione è passione. Va benissimo il tifo organizzato, le coreografie, i cori scanditi per 90 minuti che piacciono a tutti e coinvolgono, ma non ha senso che un evento “di popolo” come il raduno della squadra sia organizzato e gestito praticamente in toto da questi gruppi (con tanto di vendita di cibo e bevande, magliette e gadgets) che non rispettano nessuno se non quelli come loro, e nemmeno tutti, vedi le immagini pietose e tristi dell’ultima di campionato a Reggio Emilia, con ragazzini presi letteralmente a schiaffi in tribuna dagli ultras della loro stessa squadra (il Milan), rei di aver disobbedito agli ordini del ras di turno.

Qualcosa negli ultimi anni è stato fatto, sono stati creati settori “Family” negli stadi per favorire l’afflusso dei più piccoli, ma tanto altro resta da fare e le giornate come quella di oggi sono una brutta immagine per chi ama questo sport.

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