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Re Vittorio Emanuele III non fu il responsabile delle leggi razziali in Italia

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Vittorio Emanuele III
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16 Ottobre 2021

Egr. Direttore,

come ogni anno, abbiamo assistito alla solita ridda d’accuse a Re Vittorio Emanuele III, colpevole, secondo la vulgata di moda, d’aver firmato le leggi razziali mussoliniane. Naturalmente, le responsabilità legate a quelle leggi odiose furono del duce e del fascismo. Il Re avversò le leggi mussoliniane (basta leggere il diario di G. Ciano per avvedersene) e le rinviò al parlamento per ben tre volte, sperando di trovare un appoggio: nessuno lo sostenne, neppure i parlamentari ebrei (leggi la nota in calce). Realista ed acuto, il Re capì che non aveva scelta e s’adoperò per mitigarne il più possibile gli effetti, cosa che effettivamente avvenne. La prima deportazione d’ebrei italiani avvenne nella RSI mussoliniana, dove il Re non poteva agire. Ma ecco qualche parere ben più autorevole del mio. Guido Valabrega, del Centro di Documentazione ebraica contemporanea: “Si deve obiettivamente riconoscere che fino all’8 settembre 1943 la persecuzione razziale in Italia fu contenuta in limiti moderati e di portata soprattutto economica […].
Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 comincia per gli ebrei italiani un tremendo periodo nuovo: l’Italia era ormai sotto il tallone tedesco e Mussolini voleva riabilitarsi agli occhi dell’alleato”. Andreas Nachama, storico ed a lungo capo della comunità ebraica di Berlino: “Io ho sempre giudicato l’Italia il paese dove l’antisemitismo era meno presente, in confronto con gli altri paesi europei. Molti ebrei tedeschi abbandonarono subito la Germania di Hitler per rifugiarsi in Italia, dove credevano di trovare una società più aperta e accogliente, rispetto a una Francia dove l’antisemitismo era forte. Anche dopo le leggi razziali del ’38 l’atteggiamento della popolazione non cambia. Gli ebrei non vengono perseguitati…”. Ernst Nolte, autorevole storico tedesco: in Italia “la discriminazione razziale, sopravvenuta tardivamente, è stata marginale e di fatto non operativa”. Alain Elkann (che ebbe i nonni uccisi dai nazisti): “le leggi razziali del ’38 non erano state applicate in modo così drastico come in altri paesi. La situazione si aggravò dopo l’8 settembre, quando i tedeschi presero in pugno la situazione”. Sarebbe davvero bello che anche in Italia la verità storica prevalesse sulle falsità ideologiche.

Grato d’una pubblicazione, porgo vive cordialità
Dr. Alberto Casirati
Presidente Istituto della Reale Casa di Savoia Azzano San Paolo (BG)

 

Nb In realtà la protesta degli undici senatori ebrei ci fu. In questo documento, pubblicato dalla Rassegna Mensile Israel, c’è la prova. Tra coloro che avevano organizzato la protesta c’erano anche il grande matematico Vito Volterra, membro dell’Accademia dei Lincei e preside della facoltà di scienze dell’università La Sapienza di Roma, e l’economista Achille Loria. (Per la redazione di Varesenews Michele Mancino)

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Commenti

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  1. Dibi
    Scritto da Dibi

    Le circostanze che hanno portato alla caduta dei Savoia sono certamente molte, tra queste l’infamia delle leggi razziali e la formula “per volontà della Nazione”.
    Sul piano simbolico, tuttavia, i Savoia sono forse finiti con il Rex, affondato l’8 settembre 1944 dall’aviazione inglese ed il cui relitto non venne mai più recuperato, nonostante le buone intenzioni.
    Con questo gli inglesi forse indicarono che l’infamia più grande per i Savoia fu la protezione al fascismo anche dopo il 25 luglio.

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