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Una scuola che accompagna è un investimento sulla cultura

I salesiani a Varese
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11 Settembre 2019

Egregio Direttore,

viene facile scrivere sulla scuola se indignati, stanchi, esasperati dall’apparato burocratico della scuola italiana.

Quando, invece, la scuola sorprende e risponde alla nostra idea di formazione e di educazione, si tende a non gridare forte, timorosi che il rumore ci risvegli all’improvviso e tutto svanisca: si pensa al fato, all’opportunità del paritario, ad una
serie di coincidenze astrali.

Poi si riordinano le idee: si impilano una sopra all’altra, e si cerca il filo rosso che le lega. Su quel filo rosso sono scritte tre parole: entusiasmo, serenità e gioia.

Credo sia questa la chiave giusta per aprire le porte dell’Istituto Salesiano A. T. Maroni di Varese.

Avere la chiave giusta, però, a volte, non basta: è chi troviamo dietro la porta che fa la differenza.

Qui, sono le persone che sono fatte di entusiasmo, serenità e gioia: accolgono le famiglie ed i loro ragazzi, tutti ma uno ad uno, come comunità ma con individualità, con potenziamenti e con sostegni, ognuno secondo il bisogno, secondo le capacità, le esperienze pregresse e il percorso futuro che tracceranno le singole attitudini.

Una scuola che accompagna è un investimento sulla cultura: a breve termine per entusiasmo, a medio termine per serenità ed a lungo termine per solidità di preparazione.

Una scuola che accompagna senza giudicare è una scuola che propone ai ragazzi una serie di esperienze scolastiche ed extrascolastiche che spronano a dare il meglio di sé, a guardarsi dentro per ritrovarsi ed accettarsi, per condividere e confrontarsi, per scoprirsi e rivelarsi.

Una scuola storica, questa, di radice salesiana, in cui sarebbe limitativo soffermarsi a compiacersi dei solidi principi religiosi che la animano: rimane, in chi vi transita, la naturale propensione a svelare tutto il potenziale umano che contiene e che contribuisce a strutturare la personalità di adolescenti, in un’epoca di smarrimento sociale in cui anche le famiglie faticano a rimanere a galla.

Qui ci sono persone entusiaste che hanno predisposto all’ascolto i ragazzi, persone serene che hanno tessuto rapporti proficui e persone gioiose che trasmesso passione e vivacità del sapere.

Anche le difficoltà di apprendimento sono state affrontate con discrezionalità all’interno della classe, non esponendo mai compensazioni e dispensazioni, ma pianificandole con anticipo e puntualità sia nell’organizzazione del lavoro a casa che nella programmazione di interrogazioni e verifiche.

E’ rimasto sempre fermo l’obbiettivo di formare ragazzi puntando, soprattutto, su autonomia e autostima, rispettando le potenzialità e motivando sempre a raggiungere il massimo impegno, consapevoli che non sempre avrebbe potuto coincidere con la massima prestazione per tutti.

Attraverso una tutela non più intesa come diritto, ma come potenziale da svelare, l’Istituto ha centrato, coi fatti, ciò che la legislazione italiana si era prefissata di raggiungere in merito al delicato e controverso legiferare sulle difficoltà di
apprendimento, tutt’ora rimasto inespresso tra gli intricati corridoi delle interpretazioni.

Traghettare con gioia in questa esperienza ha arricchito tutti… ma la gioia, per essere pienamente vera, va condivisa ed allontanata dal rischio di limitarsi ad uno sterile autocompiacimento.

Che “il demonio avesse paura della gente allegra”, d’altronde, lo sapeva bene anche Don Bosco.

Gabriella Volpi

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