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Scuole chiuse, una vergogna senza rispetto

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4 Marzo 2021

La decisione di chiudere tutte le scuole in Lombardia, seppur con l’eccezione degli asili nidi, è una vergogna senza rispetto.

Una vergogna, perché è l’ennesima conferma di quanto la scuola sia tenuta in scarsa considerazione, non certo solo in quest’ultimo anno di pandemia, ma da anni: i politici difendono la scuola solo con paroloni vuoti e retorici, smentiti poi nei fatti e nelle scelte concrete che loro stessi prendono.

Una vergogna, perché il diritto all’istruzione sancito nella Costituzione dovrebbe essere un principio fondamentale nella formazione umana e civile delle persone; la chiusura delle scuole, soprattutto quelle dell’obbligo, dovrebbe essere pertanto una extrema ratio: invece si chiudono le scuole, mentre negozi e centri commerciali rimangono aperti.

Senza rispetto, perché la decisione di oggi (4 marzo) sarà valida già da domani (5 marzo): centinaia di migliaia di famiglie, con i figli a casa, come si possono organizzare? Non tutti i nonni ci sono, né tutti risiedono vicini, né tutti sono abbastanza in forma da gestire due o più nipoti. E pochi si possono permettere tate e baby sitter, il cui legame affettivo e di fiducia con i bambini peraltronon si crea dall’oggi al domani.

Io risiedo in zona Varese e sono un docente di Italiano e Storia all’Istituto Elvetico di Lugano, in Canton Ticino (Svizzera): le scuole là sono aperte ininterrottamente, in presenza, da lunedì 31 agosto.

Il punto allora non sono i contagi negli ambienti scolastici; Lugano è a circa 30 km da Como e Varese, cittadine simili per numero di abitanti: se il problema reale qui sono gli affollamenti sui trasporti, com’è possibile non averli organizzati e adeguati dopo un anno di emergenza covid? Per non parlare della miriade di nostre città e nostri paesi non capoluoghi di provincia, quindi con una quantità di popolazione di gran lunga inferiore.

Domattina vivrò un paradosso, difficilmente spiegabile ai miei bimbi di 3 e 5 anni.

Loro saranno a casa dalla scuola materna e mi chiederanno:
“Papà dove vai?”
“A scuola!”.

Prof. Alberto Introini

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