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Un’analisi della situazione economica in pandemia

Stazione centrale di Milano illuminata - Coronavirus
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15 Aprile 2020

Egregio direttore

è molto probabile che l’economia globale sperimenterà la sua peggiore recessione dai tempi della Grande crisi del 1929 a cui seguì la lunga depressione che si concluse solo con l’inizio della II Guerra Mondiale. 
Inoltre si assisterà ad con una contrazione finanziaria che “supererà quella della crisi finanziaria dello scorso decennio”, sottolinea l’organismo, segnalando , infine, come dall’ultimo aggiornamento di tre mesi fa,” che il mondo è ulteriormente cambiato in modo drammatico”. Quella del Grande Lockdown, come è stata ribattezzata, “è una crisi come nessun’altra”, ribadiscono gli economisti dell’FMI.

Infatti, la previsione del Fondo Monetario Internazionale, sostiene che l’Italia andrà in recessione come nel 1930, uno dei salassi più gravi per l’economia a partire dalla crollo di Wall Street.
 Fra le grandi economie mondiali l’Italia potrebbe pagare il prezzo più alto alla crisi provocata dal corona virus. 
Il FMI nel World Economic Outlook ha palesemente esplicitato, che rispetto a tre mesi fa si prevede una crescita del Pil che oscillerà tra lo 0,5% e lo 0,3%.
L’emergenza porterà in alto il tasso di disoccupazione in tutte le economie mondiali, per l’Italia nel 2020, la stima è del 12,7% (2,7 punti in più rispetto all’anno precedente) seguita da un calo al 10,5% nel 2021.
 In Europa l’impatto sul mercato del lavoro dovrebbe essere limitato in Germania (dove la disoccupazione passerebbe dal 3,2 al 3,9%) mentre in Francia il tasso potrebbe toccare il 10,4%.
Ma le ripercussioni più gravi sono attese in Spagna, dove si potrebbe passare dal 14,1% del 2019, al 20,8% di quest’anno, per poi scendere leggermente al 17,5% nel 2021. Tasso raddoppiato anche nel vicino Portogallo con una stima dal 6,5% del 2019 al 13,9% quest’anno.

Fra le altre grandi economie forte crescita dei senza lavoro (come già emerso in queste settimane) negli Usa che dal 3,7% di disoccupazione dello scorso anno – che tecnicamente equivale alla piena occupazione – dovrebbe balzare nel 2020 al 10,4% per poi ridiscendere leggermente nel 2021 al 9,1%.
I dati del Fondo evidenziano poi come la crisi abbia sull’inflazione un impatto negativo portando in pratica quest’anno all’azzeramento della crescita dei prezzi (+0,2% nell’Eurozona, stesso andamento in Italia e Giappone e valori molto simili nelle altre principali economie avanzate, +0,6% in Usa e Canada).
Rilevanti appaiono anche sul mercato azionario- borsistico, infatti, i contraccolpi più pesanti sono per le società quotate che hanno a che fare direttamente o indirettamente con i settori maggiormente a rischio, che hanno preciso riferimento a tutta quella massa di finanza speculativa che passa attraverso i “ derivati finanziari”.
Significativi , in questo senso, possono risultare i dati statici inerenti alla crescita economica dei paesi dell’UE nel 2020 secondo la Commissione Europea:

Malta 4%, Irlanda 3,6%
, Cipro 2,8%, 
Slovenia2,7%, 
Lussemburgo 2,7%, 
Lituania 2,6%, 
Grecia 2,4%
, Lettonia 2,3%, 
Slovacchia 2,2%, 
Estonia2,2 %
, Portogallo 1,7%
, Spagna 1,6%
, Finlandia 1,5%
, Paesi Bassi 1,3%
, Belgio 1,2%, 
Francia 1,1%
, Germania 1,1%, 
Italia 0,3%

.

Dunque,le conseguenze della crisi potrebbero portare a “una brusca contrazione del Pil globale del 3% nel 2020, molto peggiore rispetto alla crisi finanziaria del 2008-2009” seguita da un rimbalzo a +5,8% il prossimo anno. Nel quadro complessivo “esiste una estrema incertezza”, visto che la previsione si basa su uno scenario in cui la pandemia scomparirà nella seconda metà del 2020 con misure di contenimento possano gradualmente allentate, e quindi una normalizzazione dell’attività economica si normalizza, sostenuta dalle misure varate dai governo.
 La pandemia da convi-19 avrà certamente risvolti negativi e criticità per le imprese e per l’economia a livello mondiale. Da ciò, almeno per il nostro paese, ne dovrebbe convenire un ragionamento nuovo per quel concerne la gestione dell’economia in termini nazionali, occorrerebbe infatti, una visione “unitaria” e soprattutto di “coordinamento centrale”.
 Fa eco, purtroppo, mancanza di un “coordinamento centrale” determinante anche per l’emergenza economica, infatti, sono già emerse varie polemiche e visioni contrastanti sugli interventi da mettere in atto, non solo da parte dei Governatori delle regioni più direttamente colpite, ma anche da sindaci che hanno preso iniziative che ci sembrano del tutto inadeguate.

Ma quali sono stati gli interventi per sostenere in questa situazione l’economia e imprese?
Il Consiglio dei ministri del 28 febbraio scorso con un urgente decreto fatto a sostegno dell’economia nelle zone più colpite dal Corona Virus, si è cercato, così hanno detto gli attuali rappresentanti del governo Conte, di mettere in campo “misure atte a tutela della salute dei cittadini” e l’Organizzazione Mondiale della Sanità ne ha riconosciuto l’efficacia, sempre stando a quanto è stato detto dal governo PD-5 Stelle,” mentre in altri Paesi d’Europa si sta iniziando ora a fronteggiare l’epidemia, noi abbiamo già introdotto le norme a favore del mondo produttivo. I territori interessati ora possono ripartire e con essi anche l’Italia”. 
 Questo diceva l’annuncio dato in pompa magna dal sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio, Riccardo Fraccaro, dopo il Cdm straordinario che si è tenuto nel fine settimana.
Ma subito si è registrato l’insufficienza dell’aiuto economico alle famiglie, ai lavoratori e alle imprese nei territori interessati, sono insufficienti per fronteggiare una crisi di questa portata.
 Ma è cosi?

Infatti, la dicono lunga, in tal senso, alcuni dati a proposito dell’impatto della crisi Corona Virus su i servizi e su eventi commerciali come le fiere .
Le misure restrittive hanno già avuto un forte impatto sui servizi: negozi, spettacoli, turismo, hotel, ristoranti e bar, i primi esercizi a subire forti ripercussioni. Per quest’anno, il governo si aspettava un aumento del PIL dello 0,6% e la Commissione europea lo aveva invece stimato nello 0,3%, ma questo purtroppo era (il non incoraggiante dato) prima del coronavirus. Ora purtroppo, quasi sicuramente dovremo fare i conti con il segno meno se gli interventi non saranno forti, vigorosi e strutturali.
Il primo campanello d’allarme era subito giunto la settimana scorsa con la “ settimana della moda” di Milano, che si è conclusa domenica scorsa, ed è stata segnata da un calo del 50% degli acquirenti asiatici e dalla partecipazione senza pubblico, scelta intrapresa come precauzione sanitaria, di alcune sfilate, tra cui quella di Giorgio Armani.
Diverse importanti fiere milanesi, che avrebbero dovuto iniziare questa settimana, sono state cancellate, tra cui il Mido che è il più grande evento internazionale di occhiali, che vede l’Italia come uno dei principali produttori mondiali Anche la fiera del mobile e del design, in programma per fine aprile, sarà rinviata, forse la si farà a giugno.
Si stimano perdite economiche sostanziose per il settore fieristico che è molto importante soprattutto per la Lombardia.

Le associazioni di categoria hanno stimato oltre 1,5 miliardi di euro di perdite e hanno già chiesto l’istituzione di misure fiscali e di aiuto per attenuare le perdite di questo specifico settore e delle aziende che traggono direttamente benefici commerciali dal settore fieristico. 
Infatti, le sopracitate associazioni della categorie imprenditoriali del settore che hanno stimato perdite oltre 1,5 miliardi di euro e che hanno già chiesto l’istituzione di misure fiscali e di aiuto per attenuare le perdite di questo specifico settore e delle aziende che traggono direttamente benefici commerciali dal settore fieristico.
Tantissime ovviamente le cancellazioni di prenotazioni stimate tra il 35% e il 50% ed è per questo che anche gli albergatori sono preoccupati. Oltre al problema legato alle fiere, stanno iniziando ad arrivare cancellazioni da parte di aziende che posticipano i viaggi di lavoro, soprattutto Milano, con il suo Duomo, la sua moda, le sue fiere e i suoi musei chiusi, così come i suoi bar e ristoranti la sera, mettono in crisi tutta la filiera del turismo. Discorso analogo si può fare anche per Venezia, che ha tra i suoi turisti più “affezionati” quelli provenienti dalle zone focolaio del virus.

Gli esperti economici del settore dicono che è troppo presto per parlare di una recessione globale imminente, e comunque mettono le mani avanti, in attesa di quelle misure straordinarie che introdurrà il governo per arginare, oltre che l’emergenza sanitaria, anche l’emergenza economica che, di fatto e per forza di cose, andranno un po’ di pari passo, ma queste sono opinioni che a breve dovranno essere verificate sul campo
 Come si è poco prima rilevato sono purtroppo già emerse le diverse visoni a proposito degli interventi da mettere in atto che fanno scena e di ciò fanno parte anche le varie polemiche tra i “Governatori “ delle regioni più direttamente colpite, ma anche dai sindaci che al momento tengono scena delle controversie nazionali.
Ma cos’è che manca in tutto ciò? Quello che manca per banalizzare è il ruolo e compito dello stato, nel coordinare e programmare un’azione economica che abbia una portata di lungo respiro.
Ciò che manca è il ruolo dello stato che deve rispondere all’ imperativo, quello di controllare il mercato, questa è stata la grande lezione che gli economisti, anche quelli borghesi hanno recepito dalla grande crisi del 1929.
Quel ruolo a cui lo stato come espressione della “sovranità popolare” (art. 1 della Cost.) e della uguaglianza (art. 3 della Cost.), risponde per primo , come dice la nostra Costituzione Repubblicana, all’ “interesse generale”, e non a quelli delle grande corporation oligarchiche date dal: FMI, Banca Mondiale e Banca Centrale Europea, il passaggio successivo e che ciò non potrà avvenire se lo stato non si riappropria degli strumenti che dovrebbero essergli propri per Costituzione, quelli bancari-finanziari.
La Merkel con l’economia tedesca può dal suo punto di vista chiedere che ci debba essere il libero mercato, certo, il libero mercato dove il ” libero” si tradotto fino a questo momento alla immediata dettatura di regole del gioco dettate dagli oligopoli,industriali-bancari.finanziari tedeschi?
Ogni passo di questa crisi, per il popolo italiano, sarà qualcosa che noi abbiamo già visto con la Grecia di Siriza, non capire questo e come non voler imparare nulla dalla storia recente dell’Unione Europea, una siffatta entità statuale non ha più motivo di esistere, se non ritorna ad essere” l’Europa dei popoli”( Altiero Spinelli), e sarà proprio in convi-19 a decretarne la sua fine .

Cosimo Cerardi del PCI di Varese

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