I polmoni dopo il Covid-19? Come prevenire conseguenze nel tempo

Dai dati raccolti in questi mesi dal Centro Medico SME diverse persone, pur con sintomi respiratori modesti durante la malattia, possono aver subito danni in grado di determinare una perdita della capacità ventilatoria dei polmoni

Centro Medico SME

Come stanno i polmoni dopo il Covid-19? È possibile cercarne le tracce per prevenire conseguenze a distanza. Ad un anno dall’inizio della pandemia si iniziano a trarre i primi bilanci sulle conseguenze dell’infezione da coronavirus per i vari organi e apparati. L’organo più frequentemente interessato dal processo infiammatorio è il polmone.

Dal punto di vista medico non si tratta soltanto di diagnosticare con esami radiografici e Tomografia Computerizzata la polmonite da Covid-19 e di trattarla nella fase acuta. Bisogna comprendere e diagnosticare gli effetti nascosti che il virus può aver determinato dopo la guarigione. Dai dati raccolti in questi mesi è evidente che diversi soggetti, pur con sintomi respiratori modesti durante la malattia, possono aver subito danni in grado di determinare una perdita della capacità ventilatoria dei polmoni. L’infezione polmonare da Covid-19 può infatti determinare lo sviluppo di fibrosi polmonare che riduce l’elasticità del polmone, limitandone la corretta espansione, con conseguente riduzione degli scambi di ossigeno. Ovviamente questa possibilità è tanto maggiore quanto più la sintomatologia sia stata manifesta, in particolare in chi è stato sottoposto a ossigeno-terapia, se non addirittura alla ventilazione assistita. Questi pazienti richiedono ovviamente trattamenti immediati con farmaci specifici oppure terapia domiciliare con ossigeno, seguendo un percorso riabilitativo di fisioterapia respiratoria per recuperare parte dell’elasticità perduta.

In molti casi, tuttavia, la fibrosi non rappresenta un problema immediato, ma si manifesta successivamente, in modo subdolo. Ecco perché l’esatta conoscenza del quadro polmonare permette di attivare delle contromisure, quali ad esempio un cambiamento nello stile di vita in chi è tabagista. Solo la diagnosi precoce evita la compromissione della funzionalità polmonare nel lungo periodo. Al Centro Medico SME, eccellenza nella Diagnostica per Immagini, ne sono pienamente coscienti. Per questo hanno organizzato un servizio mirato alla diagnosi quantitativa precoce dei danni al polmone da Covid-19. È particolarmente indicato in tutti coloro che nel periodo di convalescenza o successivo notano un persistente affaticamento dopo sforzi di breve durata o di bassa intensità, indipendentemente dall’età.

Grazie ad uno strumento software di elaborazione avanzata delle immagini polmonari, ottenute mediante Tomografia Computerizzata basata sulla tecnologia TC Ultra-Low Dose , il Centro SME è in grado di ricostruire i polmoni in modo tridimensionale, di calcolarne il volume e soprattutto di quantificare la percentuale di tessuto polmonare normale, di fibrosi e di enfisema. Le immagini TC del polmone vengono ottenute con una dose di raggi X estremamente bassa, appena superiore a quella di una normale radiografia del torace, e trattate con speciali filtri elettronici di denoising che ne ottimizzano la qualità sino a renderle analoghe a quelle generate con la tecnologia convenzionale.

Il software di elaborazione avanzata è in grado di analizzare retrospettivamente anche esami TC eseguiti in precedenza, indipendentemente dalla apparecchiatura utilizzata, per valutare l’evoluzione del quadro di fibrosi polmonare o il suo possibile miglioramento a seguito dei trattamenti fisioterapici e farmacologici. Grazie a queste indicazioni pneumologo e fisiatra dispongono di un supporto quantitativo per il follow-up dei pazienti.

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Pubblicato il 08 Aprile 2021

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