Addio a Giulia Maria Crespi, fondatrice e presidente onoraria del Fai

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19 Luglio 2020

Se ne è andata a 97 anni nella sua Milano Giulia Maria Crespi, fondatrice del Fai Fondo Ambiente Italiano.

Nata a Merate nel 1923, ha fondato il FAI nel 1975 con Renato Bazzoni, segretario generale fino al 1996, e ne è stata fino all’ultimo l’anima ispiratrice. Imprenditrice, discendente di una famiglia di cotonieri lombardi e proprietaria col figlio di un’azienda agricola, è stata per anni nel consiglio di amministrazione del Corriere della Sera.

«Il FAI soffre per la scomparsa della fondatrice Giulia Maria Crespi. Rassicurata dallo sviluppo della Fondazione in tema di beni gestiti, paesaggio e patrimonio, si era riservata la delega per l’Ambiente, preoccupata per la salute della natura e dell’uomo. Il FAI ha tradotto le sue indicazioni in pratiche virtuose nei Beni e nell’educazione al costume della sostenibilità e sempre avvertirà ai suoi fianchi questo suo ultimo sprone», commenta Andrea Carandini, presidente FAI.

Sposata prima con il conte Marco Paravicini, padre dei suoi gemelli Aldo e Luca, e poi con l’architetto Guglielmo Mozzoni, ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra i quali l’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana conferita dal Presidente Carlo Azeglio Ciampi e la Laurea honoris causa in storia dell’arte
all’Università di Bologna. Il primo bene del Fondo acquistato e donato al Fondo fu il Monastero di Torba, nel 1975.

«Ho ricordi molto belli della signora Crespi – racconta Giuliano Galli, manager dell’area prealpina del Fai che racchiude i beni del Varesotto, Comasco e Valtellina -. I primi sono degli anni Novanta e più avanti i “Natalini” a casa sua. Eravamo ancora in pochi e c’era occasione di parlare insieme ed era un piacere ascoltarla. Lei era innamorata dell’Italia ed è sempre stata vicina ai beni del Fai. Il primo in assoluto, il monastero di Torba, venne donato proprio da lei. Una grande perdita per tutto il Paese e la ricorderemo sempre per la passione e l’attenzione alla nostra realtà».

«La scomparsa di Giulia Maria Crespi segna un momento cruciale nella storia della Fondazione, e vena di infinita tristezza l’animo del Consiglio di Amministrazione, del Comitato dei Garanti, della struttura operativa e delle Delegazioni del FAI che a lei con unanime riconoscenza dedicano il più commosso tributo – si legge sul sito del Fai -. La chiarezza del suo insegnamento, il solco tracciato, lo stile e l’entusiasmo infuso in qualsiasi cosa facesse indicano senza incertezze la strada che il FAI è chiamato a seguire per il Bene del Paese, fissata nella missione che lei stessa contribuì a definire. Le idee, le emozioni, lo stile e i fatti che hanno segnato la lunga e operosa vita di Giulia Maria Crespi sono contenuti nella sua autobiografia Il mio filo rosso pubblicata da Einaudi nel 2015».

Affiancata, prima come presidente fino al 2009 e poi come presidente onoraria fino a oggi, da figure via via divenute fondamentali nello sviluppo della Fondazione, come, dal 1985, Marco Magnifico oggi vicepresidente esecutivo, da Ilaria Borletti Buitoni, presidente dal 2010 al 2013, da Angelo Maramai direttore generale dal 2009 e infine da Andrea Carandini, presidente dal 2013, oltreché da una struttura operativa e di volontariato che ha ormai raggiunto, per dimensioni e professionalità, il livello di una grande impresa culturale no-profit nazionale.

Essendo stata educata secondo i sani e severi principi della borghesia lombarda in base ai quali “chi ha avuto molto, deve dare molto”, frase che Giulia Maria amava ripetere, conosceva, apprezzava e stimolava – da sempre praticandolo in prima persona – il ruolo che il volontariato svolge nella società civile, sostenendo e incoraggiando l’importante azione che le Delegazioni del FAI hanno svolto e svolgono, a fianco della struttura operativa, per la maturazione e la crescita della Fondazione.

«Pur essendo di carattere forte e imperativo Giulia Maria Crespi ha sempre fortissimamente creduto nel lavoro di squadra come unica possibilità per ottenere risultati seri e duraturi – ricorda ancora il Fai -. Una creatività inesauribile, una riluttanza per i compromessi, una passione per il dialogo, una singolare unità di ideali e concretezza, una noncuranza per le difficoltà – tanto più stimolanti quanto ardue – e una mai incrinata perseveranza ne hanno fatto una figura impegnativa per chiunque avesse a che fare con lei, ma al tempo stesso un esempio inimitabile e senza sfumature di ideali civici e di passione per la vita, per la cultura e per l’ambiente».

I funerali si svolgeranno in forma strettamente privata.

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