Cocquio Trevisago - Tra i negozi di uno dei paesi che si preparano al voto. Fra i desideri spunta quello di una nuova piazza che faccia da polo di aggregazione
Cocquio cerca un centro di gravità permanente

Il voto che dovrà rinnovare il consiglio comunale si avvicina, ma a Cocquio Trevisago non si avverte ancora l'attesa per la tornata elettorale. Presto per i manifesti, presto per i proclami, presto anche per le liste che si daranno battaglia a suon di “X” sulla scheda elettorale. Le certezze per ora riguardano la ricandidatura del sindaco uscente, Mario Ballarin, e di quello che potrebbe essere lo sfidante più insidioso, Luigi Barone. C'è chi accenna a una possibile lista di un partito di destra, chi non è ancora certo che con Ballarin rientri l'area vicina al PdL ma per il momento, tra le botteghe del paese, la discussione è ancora ai margini.

Lo spiegano le titolari della pasticceria Sorelle Branchini (nella foto l'intero staff), uno degli esercizi commerciali che spuntano tra la località Torre e Sant'Andrea, forse la più conosciuta tra le frazioni che compongono questo comune di quasi cinquemila abitanti. «Elezioni? Si sa che ci sono, ma fino a ora non hanno ancora risvegliato i discorsi legati alla politica locale» spiegano dietro a un bancone ricolmo di golosità. «Qui tra l'altro si fermano tanti clienti che provengono dai paesi vicini: del resto siamo su una strada di passaggio che è un po' la caratteristica di Sant'Andrea». La signora ha ragione: se in altre frazioni predominano le zone residenziali, qui trovano posto oltre ad alcune aziende, rivendite e negozi di vario genere, che resistono (e spesso diventano floride) nonostante il vicino Centro Commerciale, trafficato a ogni ora. Lì lavora Davide, giovane imprenditore che si ferma dalle Sorelle Branchini prima di recarsi in negozio; è lui a indicare un suggerimento agli amministratori. «Accanto al Centro c'era la possibilità di creare un'area di servizio: benzinaio e autolavaggio da coordinare con il supermercato o con il Centro stesso in modo da offrire qualcosa in più ai clienti dei negozi e magari far risparmiare loro qualche euro grazie agli accordi. Lo spazio ci sarebbe, la proposta è stata fatta ma per il momento dal Comune hanno detto no. Peccato, perché da altre parti queste sinergie ci sono – conclude – anche se credo che nel complesso Cocquio Trevisago non presenti gravi problemi o urgenze particolari».

Dalla parte opposta della strada si trova la farmacia Bianchi, ancora in fase di trasloco visto che si è spostata di pochi metri. Qui l'interesse della popolazione combacia con alcune delle richieste “classiche” avanzate verso gli amministratori, quelle rivolte a salute e servizi per chi ha bisogno. «Nel nostro piccolo cerchiamo di offrire sempre qualcosa di più ai clienti – spiega la dottoressa Alessandra Bianchi (foto a lato) – e il nostro trasferimento qui è stato deciso proprio per avere a disposizione nuovi spazi per i servizi alle persone». Cocquio si conferma paese vivibile e senza grossi problemi anche se, aggiunge, «nel campo della sanità ci piacerebbe avere un contatto maggiore con i responsabili che siedono in Comune, per ottimizzare la qualità dei nostri lavori». La dottoressa concorda poi con il parere di alcuni clienti: «Spesso sento dire che il paese non ha un vero e proprio centro ed è vero: manca una piazza, un luogo di ritrovo vero per i cittadini. Io credo che, con la gran parte delle attività dislocate qui a Sant'Andrea, sarebbe meglio avere in questa zona anche una piazza, il Comune o una Posta più accessibile: così facendo la gente sarebbe più invogliata a rimanere in paese per qualsiasi bisogno».
 
Quello della mancanza di luoghi pubblici di ritrovo è un tema che sente spesso nel suo negozio anche Luca Binda, giovane negoziante che abita a Comerio ma che resta “a oltranza” a gestire l'edicola del paese cui si rivolgono anche clienti dei comuni limitrofi. «Cocquio purtroppo è sviluppata in modo strano, allungata sullo stradone, e ciò causa qualche problema perché manca qualcosa attorno a cui gravitare. Grandi esigenze comunque non ne vedo: qualcuno aveva sollevato il problema della sicurezza in occasione dell'omicidio “delle mani mozzate” ma credo sia stato un episodio isolato e infatti è un tema di cui ora si parla poco». Di certo i cocquiesi non disdegnano la lettura: «Giornali se ne vendono sempre – conferma Luca – e l'interesse c'è sia sulle notizie locali, sia su quelle nazionali. Ho una clientela trasversale perché la gente sa apprezzare i servizi ben fatti, come l'edicola-web che consente di avere a un prezzo scontato, e in una volta sola, le raccolte che di solito durano mesi». La clientela, per la verità ha un'età media alta: «Le persone che cercano i quotidiani vanno da una certa età in su – conferma Binda – I giovani, dovreste saperlo, leggono VareseNews. Me compreso».
Damiano Franzetti
Giovedi 7 Aprile 2011