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La presenza di un pubblico attento premia il primo incontro. L'identità varesina nelle esperienze di personaggi della nostra provincia

Varese, un luogo poco comune


L'introduzione all'incontro arriva a citare l'amore di Stendhal per il panorama "dalla Gazzada" e l'ascolto si fa subito attento. L'esperto Gilberto Squizzato crea subito un'atmosfera di scoperta che spinge gli ospiti a raccontarsi attraverso le loro  esperienze. È Edo Bulgheroni, ex presidente della pallacanestro Varese, a rispondere alla domanda sulle similitudini tra lo sport varesino e quello americano. «Noi siamo uguali agli americani nel senso che giochiamo lo stesso sport ma per il resto siamo molto diversi. Noi siamo italiani, varesini e siamo abituati a considerare la qualità della vita con molta più attenzione. Per quanto riguarda la professionalità abbiamo invece molto da imparare». Anche Aldo Nove, noto scrittore, è invitato a tracciare una figura che rappresenti i varesini:«Una sola immagine non esiste ma è indubbio che la "varesottità" è data dal legame profondo che la nostra terra crea con noi». Anche la musica, oltre all'imprenditoria e alla letteratura varesine, viene utilizzata per creare un nuovo punto di vista dall'arguto autore Rai e giornalista che introduce Tormento dei Sottotono. «Il mio è il ricordo della Varese fine anni 80, della break dance in galleria Manzoni e dei primi graffiti. Ora molto è cambiato ma l'attenzione verso certe facce della cultura giovanile ancora è scarsa. Vorrei che cambiasse questo atteggiamento verso il nulla che c'è in giro». Parola al basket e a Cecco Vescovi:«Viviamo in un posto fantastico e spesso altri giocatori stranieri decidono di rimanere a vivere in provincia. Le etichette dell'essere varesino sono molte ma il fatto di essere un po' chiusi credo sia un segno di intelligenza: ci piace essere sicuri di quello che stiamo per fare». Dal motto "Piccolo e bello!" Squizzato arriva ad introdurre Vittorio Gandini, vicedirettore dell'Unione industriali Varese:«Non sono d'accordo con alcune opinione espresse perché credo che Varese non sia il nulla. La nostra provincia è industrialmente competitiva, vi sono molte eccellenze ed i numeri lo dimostrano. Varese e i suoi abitanti hanno bisogno di maggiore autostima». L'opinione di Adriano Gallina, direttore teatrale, accompagna il pubblico in quella che egli descrive come «la paludata situazione del teatro varesino che deve riflettere,si fa troppo poco per l'educazione a quest'arte: manca una stagione teatrale per i bambini». L'ultimo intervento è riservato ad un ritratto del varesino che acquista libri. Francesca Borongo, libraia e promotrice culturale, descrive il cambiamento degli ultimi anni: «Il libro è diverso, è diversa la distribuzione, è diverso il rapporto che il pubblico ha verso la lettura. Servono consigli per chi ha poco tempo per leggere ma i varesini riescono a trovarlo. Mi stupisce infatti il successo ottenuto dal corso alla lettura che ho organizzato negli scorsi mesi»
«Poche risposte, molte nuove  domande. I varesini sono davvero poco comuni» conclude il moderatore. Nelle facce soddisfatte dei centocinquanta del pubblico il successo dell'incontro è certo: «È proprio vero bisognerà farsi nuove domande per capire meglio la nostra identità» è il commento raccolto da più voci.

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