Elezioni - Alessandro Vedani, candidato della Lega Nord per le prossime regionali, parla dei temi portanti della campagna elettorale
«Porto in Regione le istanze del territorio»

Alessandro VedaniPapà, piccolo imprenditore, ex sindaco. Così si presenta Alessandro Vedani, 42 anni, candidato della Lega Nord alle elezioni regionali 2010: sposato, padre di due figli di 2 e 6 anni ed un terzo in arrivo ad aprile (un bel regalo in caso di elezione, una bella consolazione in caso di bocciatura), leghista da 20 anni, è stato sindaco di Buguggiate per 10 anni e coordinatore degli enti locali del Carroccio della provincia di Varese: «Non ho mai ricoperto ruoli con retribuzioni extra e mi sono sempre battuto per evitare la sottopolitica e i vari poltronifici». 

Quali sono le idee che vorrebbe portare in Regione?
«C’è l’esigenza di considerare la specificità dei vari settori economici. Le piccole e medie imprese rappresentano il grosso della realtà italiana, servono diverse leggi e diversi approcci. Io credo di essere l’unico piccolo imprenditore ed amministratore candidato, capisco le esigenze di come me ha vissuto la crisi e i momenti difficili di questi anni. Credo serva l’impegno disinteressato degli imprenditori in politica, con pragmatismo e sostanza».
 
Lei è stato sindaco per dieci anni ed attualmente è vicesindaco. È un’esperienza che può essere utile anche in Regione?
«Direi di sì. Da sindaco si ha un contatto diretto con la gente diretto, logiche e mentalità sono diverse: ci si abitua col tempo. La soddisfazione dei cittadini deve essere l’obiettivo come in un’azienda lo è la soddisfazione del cliente. Dal piccolo vorrei portare in Regione qualità, flessibilità e la possibilità di specializzazione, oltre al senso di comunità che è la base della nostra cultura. Un altro punto chiave è l’acqua: io mi sono sempre battuto contro l’impostazione dell’Ato, come Comune abbiamo fatto ricorso e siamo in Cassazione: credo che la Regione debba tener contro delle esigenze dei piccoli e delle differenze del ciclo idrico integrato che necessita di diverse impostazioni e organizzazioni. Io non mollo e non mollerò: Bossi mi ha insegnato ad essere cocciuto, coraggioso, caparbio, perché in politica ci vogliono cuore e cervello. Con me ci sono i sindaci e gli amministratori del territorio e realtà medio piccole dinamiche: gente che chiede rispetto, leggi e regole calibrate».
 
Expo e Pedemontana sono due grandi opere che vedranno la luce al termine del mandato 2010-2015. Come vede il futuro della Lombardia alla luce di queste grandi opere?
«Credo siano interventi strutturali importanti che possono dare molto alla Regione. Non sono molto d’accordo sull’impostazione che privilegia i grandi contractor a scapito degli artigiani locali, strozzati ed esclusi dai giganti. Il modello delle opere pubbliche lombardo lascia alcuni dubbi: in A8 le code sono perenni, i treni non funzionano, si privilegiano gli interessi privati a scapito delle esigenze dei lavoratori pendolari. Spero che ci siano ricadute anche per l’economia locale, magari con la creazione di associazioni temporanee di impresa che portino benefici a tutti. Serve il federalismo fiscale vero: tra Nord e Sud ci sono differenze evidenti, e non lo dico per questioni etniche o pretestuose, tant’è che mia moglie è siciliana. Per quanto riguarda i grandi eventi come l’Expo, penso ad un programma pluriennale che abbia ricadute sul territorio: in provincia di Varese abbiamo delle bellezze uniche e Malpensa. I collegamenti e le infrastrutture sono necessari: occorre però tener conto delle esigenze dei comuni: per i Mondiali non siamo stati ascoltati, speriamo di esserlo in futuro».
 
In questi giorni si è parlato tanto di liste, timbri tondi, firme e poco di politica. Crede sia questa la strada giusta?
«Decisamente no. Da troppo si parla di escort, festini, trans fino al pasticcio delle liste. Credo sia il caso di tornare ad occuparci del dibattito politico, della politica reale non solo in occasione delle elezioni».
 
Il suo slogan “Fa balà l’öcc” ha fatto il giro della provincia. Cosa significa?
«Vuole dire complicità. Con chi capisce non servono grandi discorsi: nell’Irlanda del Nord si dice “le rivoluzioni e i cambiamenti si fanno col sangue e non con la saliva”. Significa pragmatismo, attenzione al territorio e al lavoro, tutela degli interessi della comunità e dell’economia tipica di questi luoghi. In più c’è un tocco di dialetto che riporta alle radici della Valbossa».
Tommaso Guidotti tommaso.guidotti@varesenews.it
Giovedi 11 Marzo 2010