Varese - In via Giusti il candidato della Federazione della sinistra si è presentato ai fedeli islamici riuniti per la preghiera del venerdì: «Difenderò la libertà di culto»
Mourtadi: "Non ho paura di parlare di fede e di moschee"

hicham mourtadi elezioni regionali federazione per la sinistra «Chi parla di moschea in campagna elettorale perde voti. Io non ho paura di farlo. Voglio difendere la libertà di culto e per questo sono venuto proprio qui e sono stato l'unico a farlo». Per distribuire i suoi volantini, Hicham Mourtadi, ha scelto il giorno della preghiera islamica, il venerdì e ha aspettato i fedeli musulmani che come ogni settimana si sono riuniti in via Giusti. Mourtadi è nato in Marocco ed cittadino italiano solo da qualche mese (dal dicembre del 2009). In Italia è arrivato nel 1995 come molti altri da "clandestino", ha lavorato, partecipato alla vita della sua città e oggi è candidato per la Federazione della sinistra alle elezioni regionali del 28 e 29 marzo prossimi. È l’unico candidato di origine straniera e proprio sull'esperienza personale si fonda tutta la sua campagna elettorale: «Ho ottenuto finalmente la cittadinanza - racconta - ma questo non è un traguardo: la mia battaglia dalla parte dei diritti e dell'uguaglianza non è finita. Ho atteso a lungo di poter diventare italiano, ora lo sono e voglio impegnarmi per questo paese. In molti invece una volta ottenuta la cittadinanza si scordano del loro passato, delle difficoltà degli immigrati non ne vogliono più sapere. Non può essere così, ho giurato sulla Costituzione. E proprio la Costituzione riconosce a tutti la libertà di religione e io voglio che sia garantita a tutti». Tra i suoi obiettivi ci sono la tutela dei lavoratori e l’integrazione, due temi che per Mourtadi sono dei pilastri. A Sesto Calende, dove vive, è una delle anime di "Cittadini del Mondo" l'associazione che da anni promuove l’incontro e lo scambio di culture tra cittadini italiani e stranieri. È stato responsabile per l'immigrazione anche per il suo partito e se ne è occupato anche nel sindacato, per la Cgil. «Il lavoro non conosce differenze – conclude Hicham nel suo invito al voto – è l’unico capace di unire e di integrare bianchi e “negri”, lombardi e “terroni”, uomini e donne, cattolici e musulmani, ebrei e buddisti. Il lavoro ci unisce tutti». 

Maria Carla Cebrelli
Venerdi 12 Marzo 2010