Varese - Bruno Tinti, ex magistrato oggi scrittore e saggista, è stato invitato dall'Italia dei Valori per discutere di legalità
Bruno Tinti:"Oggi la democrazia è in pericolo"

«Il modello che stiamo proponendo per il futuro è un modello in cui i furbi guidano la società calpestando le leggi e chi le rispetta», ma è questo che desideriamo davvero per i nostri figli? Se lo chiede Alessandro Milani, candidato alle elezioni regionali per l’Italia dei Valori, presentando l’ospite dell’appuntamento elettorale di ieri sera, venerdì 13 marzo: non una celebrità e nemmeno un politico ma un ex magistrato, professore di diritto e ora “giornalista”. Si tratta di Bruno Tinti (nella foto a destra), un “eversivo” che si è messo in testa di poter andare in giro a parlare della Costituzione italiana; uno capace di dire cose tipo: «le regole del diritto sono il collante dello stare insieme per questo il loro rispetto è imprescindibile, un paese che non ha questa consapevolezza è un paese senza futuro».
Comprensibile dunque che non lo invitino dappertutto e altrettanto che lui stesso non vada ovunque lo chiamino: «finora sono stato solo ad appuntamenti dell’Italia dei Valori e del Partito Democratico, ma solo della mozione Marino – spiega Tinti – vengo da loro perché so che rispettano quello che secondo me è il principio fondamentale, quello che viene prima di qualsiasi altro: il principio della legalità».
È fatto così il dottor Tinti, per tutta la vita ha lavorato per lo stato e ha conosciuto solo la legge, ora si è “pensionato” e si dedica in altro modo alla stessa cosa che ha fatto durante tutta la sua carriera professionale: far capire l’importanza e la bellezza dello stato di diritto. Se non fosse per il papillon che lo contraddistingue, si potrebbe perfino confonderlo quell’altro predicatore eversivo che è Gherardo Colombo, uno che addirittura parla di Costituzione agli alunni delle scuole.
E così oggi Bruno Tinti scrive libri (“Toghe rotte” e “La questione immorale” sono sue ultime opere) e tiene convegni, dove a farla da padrone sono i principi della Costituzione Italiana. «Una Costituzione tra le più belle di tutti i tempi – racconta Tinti – resa stupenda ed efficace grazie allo sforzo di tutti coloro che la hanno scritta: persone diversissime tra loro, cattolici, conservatori, socialisti, atei, che hanno saputo mettere da parte le loro divergenze e trovare dei punti d’intesa per il bene del paese».
Quella stessa Costituzione «che oggi, invece, viene bistrattata emanando leggi palesemente contrarie ai suoi principi». L’elenco che fa Tinti è molto lungo, ma tra le più evidenti ci sono i due lodi scritti per permettere a Berlusconi di fuggire dalle sue responsabilità processuali e l’ultimo in ordine di tempo che è il “decreto interpretativo” per cercare di sanare il pasticcio delle liste elettorali. «Dov’erano le esigenze di necessità e urgenza che dovrebbero giustificare il ricorso ad un decreto? – chiede Tinti. Perché il presidente Napolitano lo ha firmato? La realtà è che quel decreto è stato un passo in avanti pericolosissimo per la democrazia, abbiamo stabilito che le regole possono essere modificate in corsa da chi detiene il potere». Non a caso ricorda Tinti il nostro ordinamento prevede già un iter per ogni tipo di ricorso. «Nel caso che riguarda la presentazione delle liste elettorali si può fare ricorso alla corte d’appello, poi al Tar e poi al Consiglio di stato, e allora perché questi si sono messi a stravolgere le regole? Perché continuano a lasciarglielo fare?».
«Perché continuano a parlare con Berlusconi di riforma della giustizia?», qui l’ex magistrato punta il dito anche contro l’opposizione di centro sinistra, «spesso il Pd si è dimostrato disponibile a scendere a patti col centrodestra per riformare la giustizia, la scusa di tutti è che è necessario accorciare i tempi dei processi, ma poi parlano di separare le carriere dei magistrati, rivedere l’obbligatorietà dell’azione penale, togliere al pubblico ministero la direzione della polizia giudiziaria. In che modo questi provvedimenti accorcerebbero i tempi della giustizia? Al contrario sono esattamente quelli che vuole Berlusconi per portare la giustizia sotto i controllo governativo. Ed è il motivo per il quale di riforma della giustizia non si dovrebbe nemmeno parlare».
La verità secondo l’ex procuratore è che purtroppo stiamo ripiombando in un clima «che non esito a paragonare al fascismo», dove «un parlamento di nominati consegnava al dittatore tutti gli strumenti istituzionali per stravolgere la democrazia», e in tutto questo l’opposizione purtroppo sta svolgendo un ruolo spesso collaborazionista.

(L’incontro si è tenuto alla scuola per interpreti di via Cavour, dove settimana scorsa si era svolto un dibattito sulla giustizia organizzato dal Partito Democratico. Invitato a parlare era Andrea Orlando, il parlamentare responsabile della giustizia per il Pd. Da quella sede Orlando aveva dichiarato la disponibilità del Partito Democratico a rivedere, anche in termini di modifiche costituzionali, alcuni principi legati al tema della giustizia: tra questi c'erano proprio quelli che regolavano le carriere dei magistrati ("vanno separate") e l’obbligatorietà dell’azione penale).

Tomaso Bassani
Sabato 13 Marzo 2010