Elezioni - Alfieri in tour a Gallarate per spiegare cosa cambierebbe della gestione della Lombardia. Partendo dall'uso del territorio e dalla sanità
"Una Regione diversa per sviluppo e qualità di vita"

Le nubi e gonfie di pioggia lasciano spazio a un timido sole, sopra il centro commerciale il Fare. Grigio come il cielo, silenzioso come una tomba, vissuto due anni e ora chiuso, quasi abbandonato da mesi. Alessandro Alfieri parte da qui, da un luogo ben conosciuto dai gallaratesi, per spiegare il suo impegno in Regione. «Questo – spiega il candidato del Pd - è un monumento di ciò che è stata la Regione Lombardia in questi anni, con un eccesso di permissivismo a favore della grande distribuzione e con poca attenzione ai negozi di prossimità, alla valorizzazione dei centri storici».  Una Regione che cresce, che costruisce, ma punta sulla speculazione più che sul rilancio della produzione: la triste parabola del Fare ne è un esempio lampante. «Serve affrontare la questione in modo diverso nel piano commerciale, programmato a livello regionale» spiega Alfieri, impegnato in un mini-tour della città con i militanti gallaratesi.

La questione del commercio e della grande distribuzione - a Gallarate come in tutta la Lombardia - si interseca con le scelte urbanistiche, lasciate in larghissima parte nelle mani dei Comuni: «Noi – spiega davanti al grande intervento edilizio di via Fogazzaro, di fronte all’ospedale – vogliamo evitare il consumo di nuovo territorio: da questo punto di vista è necessario rendere più stringente la normativa, che ha dato troppi spazi agli amministratori locali». Con il risultato che spesso alla crescita degli abitanti non si accompagna l’aumento dei servizi. «Pensiamo ai trasporti, al riflesso sulla qualità di vita. Nella nostra provincia esiste il grande problema dell’inquinamento: serve più trasporto pubblico». Proprio Gallarate, del resto, conquista il poco ambìto premio di centro più inquinato della provincia, per le polveri sottili. Il Pd propone una strategia che unisca agli investimenti sul parco mezzi (sia su ferro che su gomma) e sui nodi d’interscambio scelte forti per il servizio: «L’integrazione tariffaria, con il biglietto unico, l’aumento dell’offerta per assicurare la cosiddetta “indifferenza d’orario”: far sì che ci si possa muovere con i mezzi pubblici in qualunque momento della giornata e non solo negli orari di punta». Dove si è sbagliato, in questi anni? «Si è speso molto su pedemontane e strade, ma mancano gli investimenti per il trasporto su ferro: il potenziamento con terzo binario della Rho-Gallarate – conclude Alfieri – richiede 500 milioni, oggi ne mancano 480». Scelte necessarie anche per dare efficenza ad un territorio che al centro Malpensa, ad esempio con il prolungamento dei collegamenti fino al terminal 2, diventato base dei vettori low-cost. «Noi abbiamo invece detto un no chiaro alla terza pista, inutile anche solo discuterne in questo momento. E non accetto il ricatto della scelta che fa della terza pista l'unica scelta possibile per tutelare lo sviluppo e quindi l'occupazione».

Grande attenzione il candidato del Pd l’ha riservata al tema della sanità. Non solo perché rappresenta la principale voce di spesa della Regione, ma anche perché l’invecchiamento della popolazione sta mettendo in crisi un modello che pure vanta strutture in molti casi moderne, come il padiglione Trotti-Maino dell’ospedale Sant’Antonio Abate. «Inaugurato quattro volte, sempre in periodo elettorale» fa notare caustico il consigliere comunale Angelo Senaldi, che accompagna Alfieri, insieme ad un gruppo di giovani militanti. Strutture nuove, ma una domanda di sanità sempre in crescita. «Il sistema lombardo spende molto per la parte ospedaliera, ma abbandona i pazienti una volta usciti, sovraccaricando il welfare familiare». Più attenzione dunque alla fase pre e post ricovero, anche per non sovraccaricare le strutture, con la previsione di un Fondo per non-autosufficienti, per disabili e anziani. E importanti correttivi nel rapporto pubblico-privato. La compresenza di pubblico e privato accreditato su cui si fonda il modello lombardo non deve essere demonizzata, spiega Alfieri. «Ma serve più attenzione alla trasparenza sull’accreditamento, per evitare che si favoriscano gli amici. Laddove si introduce l’elemento economico in un settore delicato come la salute, occorrono poi controlli più stringenti, per evitare casi come quello della clinica Santa Rita». Per non parlare delle strutture accreditate grazie alla presenza di servizi che a volte esistono quasi solo sulla carta.

Roberto Morandi
Venerdi 26 Marzo 2010