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Elezioni - Alfieri in tour a Gallarate per spiegare cosa cambierebbe della gestione della Lombardia. Partendo dall'uso del territorio e dalla sanità
"Una Regione diversa per sviluppo e qualità di vita"
Le nubi e gonfie di pioggia lasciano spazio a un timido sole, sopra il centro commerciale il Fare. Grigio come il cielo, silenzioso come una tomba, vissuto due anni e ora chiuso, quasi abbandonato da mesi. Alessandro Alfieri parte da qui, da un luogo ben conosciuto dai gallaratesi, per spiegare il suo impegno in Regione. «Questo – spiega il candidato del Pd - è un monumento di ciò che è stata la Regione Lombardia in questi anni, con un eccesso di permissivismo a favore della grande distribuzione e con poca attenzione ai negozi di prossimità, alla valorizzazione dei centri storici». Una Regione che cresce, che costruisce, ma punta sulla speculazione più che sul rilancio della produzione: la triste parabola del Fare ne è un esempio lampante. «Serve affrontare la questione in modo diverso nel piano commerciale, programmato a livello regionale» spiega Alfieri, impegnato in un mini-tour della città con i militanti gallaratesi. La questione del commercio e della grande distribuzione - a Gallarate come in tutta la Lombardia - si Grande attenzione il candidato del Pd l’ha riservata al tema della sanità. Non solo perché rappresenta la principale voce di spesa della Regione, ma anche perché l’invecchiamento della popolazione sta mettendo in crisi un modello che pure vanta strutture in molti casi moderne, come il padiglione Trotti-Maino dell’ospedale Sant’Antonio Abate. «Inaugurato quattro volte, sempre in periodo elettorale» fa notare caustico il consigliere comunale Angelo Senaldi, che accompagna Alfieri, insieme ad un gruppo di giovani militanti. Strutture nuove, ma una domanda di sanità sempre in crescita. «Il sistema lombardo spende molto per la parte ospedaliera, ma abbandona i pazienti una volta usciti, sovraccaricando il welfare familiare». Più attenzione dunque alla fase pre e post ricovero, anche per non sovraccaricare le strutture, con la previsione di un Fondo per non-autosufficienti, per disabili e anziani. E importanti correttivi nel rapporto pubblico-privato. La compresenza di pubblico e privato accreditato su cui si fonda il modello lombardo non deve essere demonizzata, spiega Alfieri. «Ma serve più attenzione alla trasparenza sull’accreditamento, per evitare che si favoriscano gli amici. Laddove si introduce l’elemento economico in un settore delicato come la salute, occorrono poi controlli più stringenti, per evitare casi come quello della clinica Santa Rita». Per non parlare delle strutture accreditate grazie alla presenza di servizi che a volte esistono quasi solo sulla carta.
Roberto Morandi
Venerdi 26 Marzo 2010 |