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A proposito di reciprocità

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21 Gennaio 2009

Caro Direttore,
dopo aver letto i commenti alla mia lettera aperta “ai Giovani padani”(18/1),mi pare sia opportuno un chiarimento sul tema della RECIPROCITA’, che viene richiamato spesso. Si dice: ”Noi in Italia diamo spazio a luoghi di preghiera per i Musulmani, ma nei loro paesi non si possono fare le nostre chiese” oppure “quando sarà possibile costruire chiese nei paesi musulmani,allora anche i musulmani potranno costruire moschee qui da noi”.
La reciprocità è un criterio adottato dagli Stati nelle loro relazioni, politiche,culturali e soprattutto economico-commerciali;però non sempre si tratta di reciprocità vera, perché a dominare sono i rapporti di forza, vedi soprattutto i rapporti Nord-Sud del mondo. Ma quando si tratta di diritti civili acquisiti,sanciti nella “Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo” (1948),non si può scendere a trattative e a compromessi. Sono conquiste della Umanità,che hanno segnato un alto livello di civiltà,al quale vanno condotti tutti i popoli e tutti gli uomini.. E’ un compito fondamentale dell’ ONU e di tutti i Paesi civili.
Sappiamo che il mondo dove è presente l’Islam è molto variegato: ci sono paesi dove vige ancora la teocrazia (la legge religiosa è anche legge dello Stato), ma ci sono anche paesi che stanno facendo un cammino verso la democrazia.Soprattutto, si dice da parte di autorevoli esperti in questo campo, che sarà determinante il contributo della donna,accanto ai circoli culturali più avanzati, per portare un cambiamento profondo nel riconoscimento della dignità della persona e della parità uomo-donna.
Ma per quanto riguarda il Cristianesimo il problema “reciprocità” si pone in altri termini o meglio non si pone affatto. Infatti per noi cristiani il riferimento non può essere che il Vangelo, cioè l’insegnamento e l’esempio stesso di Gesù. E l’insegnamento è questo: “Se amate soltanto quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani?” Tradotto all’interno del nostro problema: se applicate la reciprocità siete ancora sotto la vecchia legge del taglione: occhio per occhio, dente per dente. “Ma voi –continua Gesù – amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinchè siate figli del Padre vostro che è nei cieli: egli infatti fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti”. (Matteo 5,44-46). Qui tocchiamo il vertice del messaggio cristiano,che supera ogni ragionamento umano,anzi è in contrasto con i nostri comportamenti,legati alla legge “do ut des”.

Dove sta la novità di questo insegnamento? Chi vuol essere discepolo di Gesù è invitato a orientare la sua vita non guardando il comportamento degli uomini,ma quello del Padre che sta nei cieli. E Gesù stesso ha vissuto la logica del Padre nella sua vita,che è sempre stata ispirata dall’amore,specialmente nell’ora della sua morte. La preghiera:” Padre perdona loro,perché non sanno quello che fanno” è la invocazione più alta che mai sia salita dalla terra al cielo. Gesù alla violenza del male, che si abbatte su di lui attraverso l’opera del potere politico e religioso,risponde con il modo stesso dell’agire di Dio,che l’amore. E siccome l’amore di Dio è più forte della morte,il Padre lo farà risorgere.
Questa è la Fede cristiana,nella quale hanno creduto i primi cristiani,che l’hanno testimoniata fino al dono della propria vita. E in tutte le epoche,anche ai nostri giorni,ci sono cristiani testimoni del vangelo attraverso il martirio.

Alcune conclusioni:

– Il cristiano vive la propria fede immergendosi nella storia con tutte le sue contraddizioni,vivendone i problemi insieme agli altri uomini,non evadendo dalla storia.

– La comunità dei cristiani è chiamata ad essere quella “comunità alternativa” che in nome del Vangelo rende possibili tra le persone relazioni fondate sulla gratuità,sull’accoglienza,sul perdono.

– La Fede cristiana oggi,come sempre,esige di vivere la logica radicale della croce: l’accoglienza dell’altro,del diverso,e perfino del nemico anche a costo di sacrifici e della stessa vita.

don Ernesto Mandelli - Lissago

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