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Accendi una croce per spegnere una stella

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28 Dicembre 2013

Spett. redazione,
invio la lettera aperta indirizzata all’associazione On, promotrice dell’iniziativa “Noi accendiamo la croce del Poncione-Tu accendi una stella”, un’iniziativa, oltre che dannosa, fortemente diseducativa:

Spettabile ass. On,

sono venuto a conoscenza della vostra iniziativa dal titolo “Noi accendiamo la croce del Poncione-Tu accendi una stella”. Il fatto che abbiate scelto questo slogan testimonia la vostra buona fede e l’inconsapevolezza della dannosità che tale iniziativa comporta. L’accensione con luce artificiale di una struttura di quelle dimensioni non può infatti che causare lo spegnimento di molte stelle, quelle vere, andando a peggiorare il già enorme problema dell’inquinamento luminoso.

Qualsiasi fonte di illuminazione, anche se non rivolta direttamente verso il cielo causa un peggioramento della visibilità delle stelle, sia a causa del riverbero atmosferico cui è sottoposta l’emissione luminosa, sia a causa dell’abbagliamento che essa esercita sull’occhio dell’osservatore che, entrando in contatto visivo con la fonte luminosa, subisce il restringimento della pupilla e la conseguente perdita dell’adattamento visivo notturno.

Attualmente la Pianura Padana e le Prealpi attigue sono fra i luoghi più inquinati di tutta Europa, come testimoniano le numerose fotografie notturne riprese dai satelliti in orbita, le quali mostrano la vastità dell’area illuminata e l’intensità dell’emissione luminosa, per buona parte assolutamente inutile. Se combattere contro fabbriche, aeroporti, autostrade e tutte le altre infrastrutture che necessitano di illuminazione sembra una battaglia persa in partenza, rattrista pensare che un ulteriore contributo a questa vera e propria profanazione del cielo notturno giunga dall’iniziativa di un’associazione così attenta alla salvaguardia della natura e del territorio, il cui scopo è proprio quello della sensibilizzazione alla tutela dell’ambiente. Il problema non è solo nell’emissione di ulteriore ed inutile luminosità che l’accensione della croce comporterebbe, ma anche nel messaggio che questa iniziativa contiene: ovvero che invadere il buio notturno con una luce artificiale sia una cosa positiva e giusta.  Il meccanismo di alternanza tra luce e oscurità è invece quanto di più connaturato al nostra pianeta, su di esso si sono modellate la fisiologia e il comportamento di tutte le specie viventi e noi stiamo sempre più inconsapevolmente alterando questo equilibrio.

Capisco che l’iniziativa di illuminare la croce del Poncione sia nata dalla suggestione di vedere illuminato anche di notte un simbolo di speranza, ma nessuna luce artificiale potrà mai essere più suggestiva e affascinante della fievole luce di una stella che ha percorso centinaia di miliardi di chilometri nello spazio siderale per andare a morire nelle piccole cavità dei nostri occhi, risvegliando ogni volta un fremito di stupore e di infinito.

Accendere perpetuamente la croce del Poncione significa aggiungere un altro grosso mattone a quel muro di luce che ci stiamo costruendo sopra le nostre teste e ad allontanare ancora più il giorno in cui potremo tornare a vedere brillare la maestosità della Via Lattea dai giardini delle nostre case, cosa ormai impossibile da buona parte del territorio della nostra provincia.

Ribadisco che comprendo pienamente l’entusiasmo che ha mosso la vostra iniziativa, ma in virtù di quando detto valutate almeno la possibilità di accendere la croce solamente in occasione di alcune ricorrenze o, meglio ancora, nelle sole notti intorno alla fase di Luna piena, quando il cielo è già rischiarato dalla presenza del nostro satellite.

Marco Targa - Un astrofilo varesino preoccupato

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