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Nucleare: prevenire è meglio che curare

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9 Giugno 2011

Caro Direttore,
nell’imminenza della consultazione referendaria ho ritenuto doveroso un minimo di preparazione
personale, almeno rispetto al quesito relativo alla costruzione di nuove centrali nucleari.
Scoria radioattiva è considerata quel materiale usato prevalentemente nelle centrali
elettronucleari che hanno terminato il loro ciclo "produttivo", che di solito non supera alcune
decine d’anni. Le scorie sono radiotossiche per lungo tempo, da un minimo di 300 anni ad un
massimo di un milione d’anni, a seconda del tipo di materiale usato e del tipo di centrale:
stranamente le centrali di seconda e terza generazione sono quelle che hanno i tempi di
decadimento più lunghi. Per misurare l’effetto ed il danno provocato dalle radiazioni su un
organismo, l’unità di misura usata è il sievert.
 
La radioattività è sempre presente, in natura, ed il valore naturale di fondo (in Italia) è di
circa 0,0024 sievert assorbiti nel tempo di un anno dall’organismo. Il valore di fondo è dovuto
alla presenza, in natura, dell’uranio, del plutonio e di altre sostanze impiegate per la
produzione di energia, ma tale valore è molto contenuto, proprio perchè l’uranio puro (ad
esempio) è debolmente radioattivo. Affinchè possa rendere, l’uranio deve essere trattato,
"arricchito", e solo a quel punto è in grado di produrre energia, ma nel contempo diventa
estremamente pericoloso per la salute. Per dare un’idea del danno: una dose di radioattività
pari ad 2-4 sievert nel tempo di un giorno, produce emorragie, perdita di capelli e decesso nel
50% dei casi, mentre a 6 sievert la distruzione del midollo rende improbabile la sopravvivenza.
 
Da quanto detto, penso sia irresponsabile il considerare le centrali nucleari solo per
l’energia che possono dare, senza tenere in debita considerazione i rischi, sia durante la fase
produttiva e sia, e soprattutto, dopo la dismissione delle stesse. Seppure le centrali di
ultima generazione fossero, come qualcuno sostiene, molto sicure, lo stesso non si può dire
delle centrali dismesse e, di certo non lo saranno quelle stesse centrali sicure quando saranno
dismesse. Infatti la fase più pericolosa è proprio la fase di lavorazione, stoccaggio,
trasporto, riprocessamento delle scorie: economicamente non rende, al contrario, è molto
costosa, e non so immaginare chi, nei secoli a venire, si accollerà allegramente tale
incombenza.
 
Non è difficile prevedere che la tentazione di soluzioni sbrigative sia il rischio maggiore:
già oggi le scorie vengono "nascoste" nelle miniere esaurite, ed i relativi contenitori si
danneggiano rapidamente, dando luogo ad inquinamento delle falde, già oggi c’è chi le butta a
mare, a pochi chilometri dalle coste del nostro Meridione. Soluzioni davvero poco lungimiranti,
ma scontate. Da queste poche considerazioni mi corre l’obbligo di confermare quello che già
pensavo nel referendum di vent’anni fa: prevenire è meglio che curare. Meglio un futuro a lume
di candela, piuttosto che vedere vite umane che si spengono come una candela.
Cordiali saluti.
Silvano Madasi

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