Padre Franco Nascimbene: Pace in Colombia?
5 Ottobre 2016
Cari amici che mi seguite dall’Italia,
questa volta vi scrivo per raccontarvi un poco quello che sta succedendo in Colombia durante questi giorni.
Il 26 di settembre nella città di Cartagena, con la presenza di rappresentanti di molti governi del Mondo, il presidente della Colombia Juan Manuel Santos ed il comandante delle FARC (Forze Armate Rivoluzionarie Colombiane), conosciuto con il soprannome di Timochenko hanno firmato un trattato di pace, dopo più di 50 anni di scontri, di guerra, di morte, di distruzione, di sofferenza, provocati dall’uno e dall’altro bando.
Perché era nata questa guerra?
La situazione di forte ingiustizia sociale, la presenza di grandi latifondi e di molta gente senza terra, una distribuzione della ricchezza che creava pochi ricchi ed una immensità di poveri, in una terra dove le ricchezze naturali non mancano e l’esperienza dell’impossibilità di poter cambiare le cose attraverso il cammino della democrazia aveva spinto molte persone ad andare a vivere nella selva per organizzarsi lì e tentare di iniziare una guerra al governo che li portasse al potere per potere cambiare le cose.
Il gruppo delle FARC è arrivato durante questi 50 anni ad avere nelle sue file decine di migliaia di persone.
E durante questi decenni ha organizzato attacchi al governo, ai ricchi, attentati, sequestri, bombe e ha provocato migliaia di morti e di famiglie che han dovuto fuggire per salvare la vita.
Da parte sua il governo ha risposto con forza, anche lui uccidendo, bombardando, tentando in certi periodi di vincere le FARC eliminando tutti loro fisicamente ed in altri periodi tentando un dialogo che finora era sempre fallito.
Un elemento che è entrato nella vita delle FARC negli ultimi decenni è stato il narcotraffico.
Per sostenersi economicamente, nelle zone dove avevano il potere, obbligavano la gente a produrre coca che poi loro vendevano per sostenere la guerra.
Molti giovani entravano nelle file delle FARC non per motivi ideologici ma per guadagnarsi la vita o perché vi erano obbligati dal gruppo guerrigliero.
Come si è arrivati agli accordi di questi giorni?
Credo che sia il governo che le FARC si sono resi conto , dopo 50 anni di guerra, che né da una parte né dall’altra sarebbero mai riusciti a sconfiggere il nemico.
E così hanno deciso 4 o 5 anni fa di tentare un avvicinamento ed un dialogo.
I dialoghi ufficiali sono iniziati quasi 4 anni fa in Cuba, aiutati da vari paesi che si sono offerti come mediatori.
Durante il dialogo la guerra è continuata.
A che accordi sono arrivati?
Le migliaia di membri delle FARC nelle prossime settimane si concentreranno in circa 25 luoghi dove il governo li appoggerà economicamente finché non trovino un nuovo modo di vivere (massimo due anni). Durante questi mesi riceveranno capacitazione per imparare un lavoro che gli possa servire. Il governo crea un fondo di terre che saranno date a coloro che vorranno lavorarle e dove il governo assicura salute, educazione, vie di accesso, incentivi per la produzione.
Pagati dal governo le Farc sradicheranno le coltivazioni di Coca che gli appartenevano e si impegnano ad abbandonare il narcotraffico.
Durante questi due anni lasceranno le armi che saranno distrutte e trasformate in monumenti alla pace.
Le Farc si impegnano a chiedere perdono a tutte le vittime di questi decenni di violenza ed a ripagare in qualche modo i danni provocati, in cambio ci sarà per loro amnistia per i delitti lievi e pene ridotte per i delitti gravi da loro perpetrati se riconoscono di averli fatti.
Le Farc lasciano la guerra e si trasformano in un partito politico e come tali potranno partecipare alle prossime elezioni . avendo diritto durante le prime due elezioni ad un minimo di 5 deputati.
In poche linee questi sono gli accordi più importanti che sono stati firmati e che sono raccolti in un libro di quasi trecento pagine dopo quasi 4 anni di trattative.
Il ruolo della Chiesa per giungere a questi accordi mi sembra che è stato positivo. Da anni ha cercato di promuovere il dialogo ed ha posto a disposizione luoghi, persone, proposte.
Gli accordi dell’Avana significano la pace per la Colombia?
Io credo che sicuramente sono un passo positivo in quella direzione ma il cammino che resta da fare è ancora molto lungo
Innanzitutto perché passeranno anni prima che gli accordi firmati si realizzino in tutte le loro conseguenze ma soprattutto perché in Colombia se è vero che le Farc erano il più grande gruppo armato illegale questo non significa che sia l’unico.
Esistono in Colombia da molto tempo altri gruppi armati, alcuni rivoluzionari ed altri nati a difesa degli interessi dei grandi proprietari che non sono entrati nei dialoghi di pace.
Vi faccio un esempio. Dopo aver vissuto per quasi 8 anni in una piccola città di neri del sud della Colombia io mi trovo da poco più di un anno in un quartiere marginale del sud della capitale
Qui le Farc quasi non ci sono però tra maggio e luglio di quest’anno solo nel quartiere dove io vivo sono stati assassinati una quarantina di giovani, frutto di gruppi armati di destra che vogliono in questo modo eliminare ciò che loro considerano la feccia della società.
Molti gruppi armati illegali continueranno per ora ad agire però certamente il fatto che ci saranno circa 10.000 persone meno nel paese che sparano, sequestrano, tirano bombe e si dedicano al narcotraffico sicuramente è qualcosa di positivo e da la speranza che altri gruppi, se questo esperimento di pace funziona, potrebbero pensare di intraprendere la stessa strada.
Resta un problema grande: gli accordi di pace non prevedono una vera riforma agraria che gli attuali governanti non vogliono perché lederebbe i loro interessi. Le Farc hanno ceduto su questa richiesta che da decenni promuovevano.
Finché non ci sarà una reale distribuzione della ricchezza, la situazione dei più poveri sarà sempre una minaccia ad una reale pace.
Domenica scorsa, 2 di ottobre, un plebiscito convocato dal presidente, ha detto no agli accordi di pace.
Tutti pensavamo che avrebbe vinto il sì mentre un’abile campagna dei nemici di questi accordi è riuscita a presentare le FARC come il babau, come facevano in Italia negli anni 60 rispetto ai comunisti.
Dopo il plebiscito l’ambiente attuale è di dialogo ed i vari attori si stanno incontrando ed ascoltando per cercare di non perdere tutti i vantaggi raggiunti da quattro anni di negoziazioni. Si spera che nei prossimi mesi si possa ricucire il tutto e riprendere il cammino di un accordo nazionale.
Io sto bene e continuo la mia attività tra i neri della periferia di Bogotá
Statemi bene
Franco



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