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Franceschini: non importa il colore del gatto che sa prendere i topi

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24 Febbraio 2009

Caro direttore,

l’uomo è un animale politico, diceva Aristotele: perciò è naturale, quasi come il respirare, che la gran parte di noi (a parte i disgraziati che vivono nella logica del ‘branco’, o gli sfortunati relegati nella solitudine dell’emarginzazione), senta nel modo più semplice, quasi istintivo un qualche interesse di fronte ai fatti politici. Può essere attrazione, voglia di partecipazione o al contrario noia e repulsione: ma non è mai indiffenza.

E’ questo sentire, prima dei ‘ragggionamenti’ (con tante ‘g’, di demitaina memoria), che orienta l’opinione che ci facciamo di ciò che accade.   Se e quando la politica e sufficientemente chiara, accade di ‘sentire’ quasi d’istinto se c’è coerenza tra le nostre aspettative e ‘quel che avviene sulla scena della storia’, oppure se, al contrario c’è ‘qualcosa che stride’ e frena la nostra fiducia nel futuro.

(E’ vero, esiste anche il caso della grande illusione, ma non è dalla mia parte che passa di questi tempi)  

Questa lunga premessa per dire che l’elezione di Franceschini e i suoi primi gesti e propositi hanno, per me e per diversi amici e compagni con cui ho parlato, il segno positivo della coerenza e della fiducia. Non solo perchè è comunque un passo avanti, rispetto al momento ‘critico’ che ha avuto il suo culmine nel giorno in cui Veltroni ha annunciato le dimissioni, ma perchè concretamente esso risponde ad un bisogno di superare definitivamente le incertezza che per mesi hanno bloccato il Pd.

Addirittura quel che appare un paradosso, la scelta di un ex Dc a guida di un partito in gran parte di ex Ds (non dico ex Pci poichè è il "signor tempo che passa" che ha già chiuso quella stagione), è forse la risposta più logica alla difficoltà (di mediazione e di scelta) incontrate dal suo predecessore. 
Parafrasando Agnelli che sosteneva che in Italia le riforme ‘di destra’ (liberali) le poteva fare solo la sinistra, parrebbe che  nel Pd "una politica di sinistra moderata e moderatamente laica possa essere fatta solo da una personalità che proviene dalla Dc e dal mondo cattolico". Se anche così fosse, che male c’è? Non importa il colore del gatto se sa prendere i topi.

Con buona pace di Rutelli (e di Casini e di Follini) il nostro paese non ha bisogno di reinventare un grande centro, che aveva ragion d’essere solo quando c’era una sinistra (PCI) esclusa da fattore K.  Ha solo bisogno che chi è di sinistra, moderata o radicale, faccia la sua parte senza complessi.

Franceschini, con la sua tranquilla risposta sull’antiberlusconismo ("non so cosa sia, io difendo lo stato di diritto” – TG1) dimostra di non averne di complessi e questo è un buon inizio.

saluti cordiali

 

Roberto Caielli

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