Coma, io c’ero, Eluana c’è
5 Settembre 2008
Egregio signor Direttore,
mi chiamo Carlo Cattorini, ho 38 anni e vivo a Gallarate.
Nel settembre 1986, pochi giorni prima di iniziare l’anno scolastico, subii un gravissimo incidente stradale, e andai in coma profondo.
Ventidue anni fa i luminari della medicina dissero che il cervello si era gonfiato e danneggiato… e che ero già morto.
Rimasi per due-tre mesi senza coscienza in rianimazione a Gallarate tracheotomizzato e coperto di ghiaccio per contenere la temperatura corporea, irreversibile, ma dopo le preghiere di un frate olivetano che un mio fratello portò da me e poi riaccompagnò indietro facendo più di mille chilometri di strada in un giorno, dopo che era stato provato invano tutto il possibile, mi risvegliai e dopo due settimane entrai in coma apallico e i medici mi trasferirono nel reparto lunga degenza di Somma Lombardo.
Dopo quattro mesi mio padre mi portò a casa (contro il parere dei medici) e ricominciai a frequentare gli amici e mi iscrissi ancora a scuola.
Ora sono un ingegnere e sono anche sposato.
Ho visto sulla pagina http://www3.varesenews.it/lombardia/
articoli che si riferiscono al caso di Eluana Englaro.
Ci sono vari tipi di coma:
coma vigile,
coma profondo,
coma irreversibile,
morte cerebrale (ma non è più coma).
Sono andato a leggere nella pagina
http://www.repubblica.it/2008/09/sezioni/cronaca/vaticano-morte-celebrale/quando-vita-finisce/quando-vita-finisce.html
Un cervello che muore, un corpo che ancora pulsa ma solo perché lo fanno pulsare le macchine, il respiratore, i farmaci. I parenti che aspettano la risposta tremenda, un medico che è testimone infallibile, a presidio di quell’ultimo confine come una sentinella che ha combattuto, più spesso ha vinto (“La rianimazione è un luogo di vita, qui si salvano sette, otto persone su dieci”) e qualche volta ha perso. Ma dove abita la morte, professore? “Nel cervello. Il quale si gonfia, per un trauma o una malattia, e la pressione non lascia più entrare sangue e ossigeno.
Dopo venti minuti circa, le cellule muoiono e marciscono. L’encefalo si disfa, diventa poltiglia e siamo di fronte a un cadavere che respira artificialmente, però un cadavere senza dubbio”.
Dopo venti minuti che non viene più ossigenato, il cervello muore.
Sono andato a leggere la pagina
http://www.disabili.com/content.asp?L=1&IdMen=56&SUBC=12120
che testimonia ancora una volta che dal coma è possibile tornare, anche dopo venti anni.
Dopo una morte cerebrale il cervello marcisce, e poi una parte del corpo marcita fa marcire le parti sane adiacenti.
La storia di Eluana invece continua da sedici anni.
Ho letto la pagina
http://quotidianonet.ilsole24ore.com/2008/09/05/116152-davanti_eluana.shtml che testimonia che il corpo di Eluana non è un cadavere, non ha mai cominciato a marcire.
Questo significa che il corpo di Eluana non è marcito.
Questo significa che il cervello di Eluana non è marcito.
Questo significa che il cervello di Eluana non è morto.
Questo significa che Eluana non è in morte cerebrale.
Eluana respira autonomamente. “Alle cinque del mattino è terminata la nutrizione della notte. Due ore di terapia farmacologicca. La pulizia giornaliera. Ginnastica alle otto. Un giro in carrozzina dalle nove alle undici, nei corridoi, in giardino se il tempo lo consente e non ci sono
giornalisti in agguato. Stretching a letto dall’una alle tre. Idratazione a intervalli regolari. Alimentazione dalle cinque del pomeriggio per tutta la notte. Ogni due ore le viene cambiata posizione nel letto per evitare le piaghe da decubito. Ogni giorno lo shampoo.”
Neanche il coma irreversibile può essere chiamato morte cerebrale.
Se un corpo comincia a marcire, la pulizia continua e la fisioterapia non ne impediscono la putrefazione.
Se dopo tanti anni Eluana non si è putrefatta, come si può dire che è morta?
Qualcuno mi spieghi perché Eluana debba essere soppressa come un animale ferito.



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