La straordinaria bravura di Berlusconi
27 Febbraio 2006
Caro Direttore
bisogna riconoscere la straordinaria bravura del nostro Presidente del Consiglio nel trasformare scandali complessi come quello di Banca Popolare Italiana e di Parmalat, semplicemente scaricando tutte le responsabilità sulla nostra magistratura, colpevole di avere fermato il tentativo d’acquisizione di Antonveneta, e rea di avere sospeso dalle sue funzioni Geronzi, il Presidente di Capitalia, considerato dal nostro capo del Governo una persona “capace, seria e proba”.
Dichiarazioni di stima, per altro, del tutto simili a quelle usate per difendere l’ex Governatore della Banca d’Italia Fazio.
Ora senza volere ricostruire vicende complesse, che rischierebbero di annoiare i più, basti ricordare che l’offerta della Popolare Italiana su Antonveneta è stata definita irregolare, anche se con colpevole ritardo, dalla CONSOB e dalla Banca d’Italia e non dalla magistratura. E mentre il nostro Presidente del Consiglio definisce “qualcosa di illegale”, la gestione di Fiorani per Banca d’Italia la Banca Popolare di Italiana “è colpevole di reiterate omissioni contabili e ha una situazione patrimoniale inadeguata, una gestione opaca e controlli inaffidabili”. Tanto è vero che Banca Popolare Italiana è stata costretta, dopo le dimissioni di Fiorani, a riscrivere il proprio bilancio 2004, passando da 168 milioni di euro di utili a 26 milioni di perdite.
È logico che per questo Governo il falso in bilancio sia meno grave del furto di galline, anzi con la nuova legislazione chi ruba una gallina rischia la vita, ma difendere Fiorani, in altre parole chi rubava sui conti correnti dei defunti è francamente inconcepibile.
Per quanto riguarda lo scandalo Parmalat è chiaro che Capitalia, insieme a buona parte del sistema creditizio italiano, era a conoscenza dello stato finanziario disastroso di Parmalat almeno un anno prima che questa fallisse, ma nonostante ciò ha continuato a piazzare i bond Parmalat, scaricando i propri rischi sulla clientela.
Ora delle due l’una o vogliamo incolpare, come fece Fiorani, qualche cassiere irresponsabile che vendette le Parmalat al povero pensionato, oppure questi personaggi che guadagnano fior di milioni di euro, sono semplicemente indegni, per imperizia o per calcolo, di guidare le banche italiane.
Banche italiane che, nel futuro prossimo, se non vorranno finire come gran parte del nostro sistema produttivo, in mani straniere oltre che dotarsi di strumenti e dimensioni adatte ad affrontare, il mercato europeo, dovranno trovare la forza di allontanare questi degni eredi dei mai compianti Sindona e Calvi.
Naturalmente, in qualità di rappresentanti dei lavoratori bancari, le nostre attenzioni sono rivolte a tutelare chi giorno per giorno è stretto tra le pressioni giornaliere, e gli obiettivi di vendita sempre più elevati, formazione inesistente e prodotti poco trasparenti e a ricordare come recita l’articolo 47 della nostra Costituzione che “La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme”, cosa che purtroppo i nostri banchieri ed i nostri governati in questi anni hanno bellamente ignorato.
La tutela del risparmio, dopo i crac Cirio e Parmalat, si è trasformata molto spesso in tutela delle banche, Patti Chiari insegna, rivedendo la modulistica ed aumentando le firme da richiedere al cliente.
Le aziende continuano ad ignorare che nella tenaglia budget – pressioni, si trovano i risparmi guadagnati con fatica di persone, spesso ancora oggi sprovvedute, che vedono nel collega dietro la scrivania la persona di fiducia a cui rivolgersi.
Non vogliamo mettere in discussione la possibilità e la necessità che le banche facciano profitti, ne andrebbe logicamente anche dei nostri interessi, ma abbiamo anche il dovere di affermare che la crescita continua degli utili a tutti i costi (e dei dividendi per gli azionisti e per gli amministratori) oltre a non essere sempre possibile, non può essere socialmente accettabile.



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