» Invia una lettera

Nessuna sindrome del “piccolo muratore”

1 Stella2 Stelle3 Stelle4 Stelle5 Stelle
Loading...

17 Febbraio 2006

Caro signor Del Frate,
sono Giacomo Cosentino, membro del Consiglio di presidenza della Consulta provinciale studentesca di Varese: durante il convegno svoltosi all’Università dell’Insubria di Varese lo scorso 10 febbraio per la commemorazione dei martiri delle foibe, l’intervento sull’entrata nell’Unione Europea di Croazia e Slovenia l’ho fatto io.
So che a voi, appartenenti a un certo schieramento politico, la verità fa male ma purtroppo per Lei ci sono ancora oggi giovani come me che la dicono e in questo caso la dicono per ridare dignità a persone duramente colpite come gli esuli di Istria, Dalmazia e Venezia Giulia.
Per Sua conoscenza, desidero ricordarLe che il mio discorso è stato interrotto dagli applausi che sovrastavano la mia voce.
Non mi sento, come Lei scrive, affetto dalla sindrome del “piccolo muratore” perché sono convinto che nell’Unione Europea non ci debbano essere né debbano entrare nazioni come Croazia e Slovenia che non intendono rendere agli esuli i beni confiscati con la forza e che nemmeno ammettono i crimini compiuti sotto il regime di Tito.
Vorrei che andasse a dire che “non bisogna erigere altri muri” a tutte quelle persone che sono state cacciate con la forza dalle loro case e che oggi, al posto di avere giustizia, vedono entrare queste nazioni all’interno dell’ Unione Europea come se nulla fosse successo.
Giacomo Cosentino

—————-

Caro direttore,
“L’Adriatico per secoli è stato elemento che ha unito le due sponde; sempre, tranne che negli ultimi cinquanta anni. Le guerre è bene non farle mai”: queste parole non le ho dette io, ma Ottavio Missoni, uno che la cacciata da Zara l’ha vissuta sulla sua pelle. Il giovanotto che ha firmato la lettera, forse preso dall’entusiasmo degli applausi, non ha udito queste parole. Pazienza. Ero e resto delle mia idea: di muri la storia ne ha già visti troppi, figuriamoci quello che dovrebbe separare Slovenia e Croazia dall’Europa. Questa logica di ripicche alimenta focolai di cui francamente non si sente la mancanza. Gli slavi non riconoscono i crimini di Tito? Loro avrebbero buon gioco a dire che neanche l’Italia ha riconosciuto i crimini sulla loro popolazione civile durante l’occupazione fascista, e via di questo passo. Della purezza ideologica non se ne può veramente più, come di tutti quelli che, anzichè rispondere nel merito alle obiezioni, replicano con la solita menata del “voi che appartenente a una certa parte politica”.
E che palle!
Claudio Del Frate

Giacomo Cosentino - Claudio Del Frate

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Vuoi leggere VareseNews senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.