Gattile: i fatti servono più delle parole dell’Enpa
15 Febbraio 2006
Egregio Direttore,
in un articolo apparso sul suo giornale in data 04 febbraio 2006 col titolo “Gattile nell’ex macello ma solo per le emergenze” ho letto le dotte dissertazioni esposte dalla vicepresidente ENPA/VARESE signora Paola Villa Sellitto.
Vorrei poter esprimere alcune considerazioni in merito all’argomento non ovviamente dal punto di vista elevato di chi ha cariche ed onori istituzionali ma da quello di semplice cittadina che cerca di aiutare gli animali in difficoltà nel concreto e non con tante argomentazioni teoriche che puzzano solo di aria fritta.
Non basta scrivere che da un anno l’ ENPA/VARESE si sta occupando della questione gattile, con tecnici del comune. Se fosse solo questione di anni c’è la Signora Olga Scremin (tanto per non fare nomi) che con altre persone da quasi DIECI anni sta facendo la spola da un assessore all’altro, da un ufficio all’altro, per sbloccare la situazione gattile senza nel frattempo dimenticare tutte le necessità degli animali.
Non basta scrivere che un gattile non deve diventare un deposito come lo sono purtroppo i canili perché i gatti “etologicamente non socializzano coi propri simili”. Ci si deve attivare comunque perché anche senza deposito i gatti continuano ad essere affamati, maltrattati, feriti, abbandonati e se aspettiamo le istituzioni non se ne salva uno.
Non basta scrivere che la gattara con la legge 281/91 diventa “tutore della colonia felina” con tanto di tesserino di riconoscimento. I gatti se ne fregano delle categorie, dei cartellini e delle leggi. Hanno bisogno di persone buone che diano loro cibo, carezze e un posto tranquillo dove stare.
Bisogna dimostrare sul campo quello che si riesce a fare con gli animali in difficoltà e fino ad oggi le uniche persone che veramente fanno qualcosa per loro sono quelle che lontano dalle luci della ribalta lavorano per sfamarli, accarezzarli, curarli e alla fine se non c’è alternativa, aiutarli a morire nel modo più sereno possibile.
Naturalmente, tutto questo, non lo si può pretendere dall’ ENPA/VARESE perché essendo un ente morale non deve occuparsi concretamente degli animali ma solo insegnare il rispetto nei loro confronti.
Questa teoria, comunque lodevole, già smentita ai tempi della gestione Tibiletti (anni ’90) e ancora prima quando l’ENPA/VARESE era commissariato, mi fa chiedere come mai un ente che non si occupa di animali ma solo di teorie sugli animali voglia gestire un gattile dopo aver già ottenuto un canile alle cui necessità (cibo, medicine, cure veterinarie ecc…) fa fronte il comune?
A questo proposito, visto che i cani del canile sono mantenuti e curati a spese del comune, e i gatti delle colonie sono affidati alla buona volontà dei privati che si adoperano per sfamarli, curarli e sterilizzarli a proprie spese, mi chiedo che fine facciano le offerte, i lasciti e le donazioni che le persone affidano all’ENPA/VARESE convinte che servano per gli animali?
Se l’unica cosa che fa l’ENPA/VARESE è parlare penso che non abbia bisogno di soldi e penso anche che non dovrebbe mettere foto di cani e gatti che non sfamano e che non curano sui banchini dove chiedono le offerte se poi queste offerte aggiunte ai lasciti e alle donazioni servono ad altro! (Per esempio l’acquisto della sede di via Montello!)
Sperando che anche Varese possa avere un gattile, vorrei ricordare tutte le persone che donano tanto in tempo, cure, affetto a cani e gatti in difficoltà partendo dalla Signora Olga Scremin per arrivare a Gilda, Cinzia e a tutti gli altri di cui non conosco il nome, sapendo che continueranno la loro opera con o senza gattile.
Grazie, Cordiali saluti



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