Le finte dimissioni dei deputati grillini

10 Febbraio 2018
Egregio Direttore,
in questa campagna elettorale tre candidati al Parlamento del Movimento 5Stelle si sono rivelati essere impresentabili: prima il caso di Emanuele Dessì, il quale paga 8€ al mese per l’affitto di una casa popolare, poi Andrea Cecconi e Carlo Martelli che hanno avuto problemi a versare regolarmente al Movimento la quota pattuita a seguito della
loro elezione.
Loro, che dovevano essere gli onesti, come hanno reagito quando sono stati sorpresi con le mani nella marmellata? Il candidato premier grillino Luigi Di Maio ha dichiarato che è tutto a posto perché i tre candidati citati hanno firmato un impegno scritto a dimettersi in caso di elezione; in realtà mi permetto di ricordare e far notare il caso della senatrice (anche lei grillina) Laura Bignami, eletta a Busto Arsizio, la quale quando è uscita dai 5Stelle ha detto che, per coerenza, voleva dimettersi dal Senato e le dimissioni le ha presentate veramente ma… non c’è riuscita.
Effettivamente, va detto che le dimissioni di un senatore e di un deputato non sono immediatamente esecutive (come avviene per un incarico lavorativo) ma devono essere votate dal ramo parlamentare di appartenenza e la prassi è che le dimissioni vengono respinte dall’aula, eccetto i casi di incompatibilità con altre cariche pubbliche; per restare al caso citato, peraltro ampiamente trattato da VareseNews, la senatrice Bignami sta tranquillamente concludendo il suo mandato e, va detto, la corresponsione delle indennità non viene bloccata con la presentazione delle dimissioni.
Non mi spingo a sostenere che l’impegno scritto a dimettersi dei candidati Dessì, Cecconi e Martelli sia una presa in giro, ma senz’altro l’esperienza insegna che è un atto inefficace e andrebbero presi ben altri provvedimenti se si ritiene che quelle persone non debbano entrare in Parlamento.
Roberto Colombo
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