Da che pulpito viene la predica!
11 Maggio 2012
Egregio Direttore,
dopo aver letto la lettera di Alessandro Milani, segretario (o coordinatore?) dell’ “ITALIA DEI VALORI” di Varese, e la successiva lettera a firma “Giorgio” su VARESE NEWS (N. 171/5) dal titolo “ANCHE L’ I.D.V. HA LE SUE CARIATIDI”, consenta pure a me di togliermi qualche sassolino dalle scarpe. Già in un mia recente “Lettera aperta all’on. Di Pietro” del 17/4/12, rimasta senza risposta, avevo esposto i motivi per cui a mio avviso molti benpensanti si allontanano da questa formazione politica, sottolineando come all’interno si dia spazio a certe persone, anche candidandole al Parlamento, che poi spesso risultano inopportune sia sotto il profilo etico che culturale. In altre parole l’impressione è che non si operi una selezione valida della sua classe dirigente ma si prediligano i soliti “matusa” yessman, che parlano con la voce del padrone, non hanno idee nuove né le vogliono sentire, e che aspirano solo a cariche ed incarichi vari e per questo non gradiscono avere all’interno qualcuno che possa far loro ombra (come del resto avviene in tutti gli altri partiti “storici”).
E’ quel che mi pare succeda anche qui a Varese, dove in un recente passato i pochi giovani entrati in quel partito sembrano esser stati emarginati (o espulsi?) in modo non proprio democratico, o forse mi sbaglio. La mia esperienza è stata un poco diversa: mi sono “emarginato” da solo, visto l’ambiente e le astiose e velenose espressioni rivolte nei miei confronti dal Sig. Milani sulla stampa locale quando li lasciai al loro destino (si erano accomunati alla coalizione comprendente l’allora D.S. ed altri per le elezioni amministrative di Varese e Provincia, dopo aver già presentato la lista per correre da soli – per quali motivi quella scelta fu fatta non mi fu mai chiaramente spiegato, forse credo perché la cosa interessava all’on. Di Pietro).
Mi sembra proprio che in quel partito esista una vistosa carenza di democrazia interna, e che i suoi capi temano quasi l’ingresso di nuovi elementi per paura di essere scalzati. Questa almeno è l’impressione che ne ho tratta, forse sbagliata, ma in politica anche l’impressione ha la sua importanza. Tant’è che anch’io, amareggiato nonostante il discreto successo elettorale, me ne andai e – schifato da un modo così miope e ottuso di far politica in un partito “nuovo” in cui avevo riposto tanta speranza (ahimè dagli eventi tradita) – decisi di non interessarmi più di politica attiva ma di starmene fuori, e da “libero battitore” affidare di tanto in tanto alla stampa locale qualche mia osservazione. Ed anche recentemente declinai l’invito a candidarmi per una formazione politica alle Comunali di Varese, perché ritengo che in Politica bisogna giustamente LASCIARE SPAZIO AI GIOVANI ed è INDISPENSABILE IL RICAMBIO GENERAZIONALE. Gli effetti negativi del mancato ricambio e di questa “gerontocrazia” imperante, spesso anche di “riciclati”, si sono visti in tutti i partiti e nella società civile (ed in ciò l’I.D.V. non è immune da questa pecca e non è dissimile dagli altri).
Solo nel Movimento 5 Stelle scorgo attualmente un anelito vero di rinnovamento, con la partecipazione di gente giovane seria e preparata che speriamo possa gradualmente sostituirsi a questa vetusta classe dirigente conservatrice e corrotta. Auguriamoci che col passar del tempo non faccia anch’essa la fine delle altre.



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