Enea, la prosopopea e Bossi
19 Febbraio 2012
Egregio direttore,
dicesi “prosopopea” quella figura retorica che consiste nel far parlare oggetti inanimati, animali e defunti come se fossero persone. Orbene, leggendo la cronaca che Emilio Paccioretti ha imbastito sullo storico incontro avvenuto tra lui e il leader della Lega Nord in una pizzeria di Laveno lo scorso 18 febbraio (cfr. lettera n. 313), se la vivacità un po’ pettegola della descrizione può ricordare da un lato, per la nostalgica evocazione di personaggi, luoghi e tempi che furono, quella figura retorica che è la prosopopea, pone in rilievo dall’altro il significato di questa parola che si ritrova nell’espressione “parlare con prosopopea”, espressione che si usa quando si vuole qualificare un discorso fatto con eccessiva enfasi e ottica distorta rispetto al tema trattato.
Accade così che colui che si esprime “con prosopopea” rischia il ridicolo, perché ciò che sta dicendo con tanta enfasi ponendosi dal suo personale angolo di osservazione, oltre ad essere noto a gran parte del pubblico, ha lo scopo evidente di sottolineare i suoi pregi e i suoi meriti, dando risalto, per converso, ai difetti e ai demeriti degli altri. Da questo punto di vista, la considerazione autogratificante (se non autocelebrativa) che si legge nella prosopopea in parola, secondo cui “il tempo passa per tutti, sebbene io [l’autore della descrizione si paragona a Bossi] creda di essermi mantenuto meglio sia fisicamente che politicamente”, fa perlomeno sorridere, se si pensa che, come viene precisato più avanti, l’“intuito” prepostero di cui avrebbe dato prova Paccioretti è consistito nel non raccogliere l’invito, rivoltogli dallo stesso Bossi negli anni ’80, ad entrare nella Lega Lombarda, avendo ‘intuito’ in anticipo i successivi sviluppi di tale formazione politica. In parole povere, il Nostro non rifiutò di entrare nella Lega perché aveva compreso la sua natura reazionaria, piccolo-borghese e antinazionale, ma perché aveva capito che quella formazione politica non gli avrebbe offerto la possibilità di fare carriera…
Fatta quindi la tara a quella che Hegel definisce l’“ottica del cameriere” nella ricostruzione del passato, ottica che può avere il suo posto in una birreria o in una pizzeria, grazie ad aneddoti salaci e barzellette più o meno spinte, allorquando serve a suscitare le grasse risate dei commensali, è il caso di osservare, in margine a questo tipo di ‘prosopopee’, che non si sentiva davvero il bisogno di aggiungere un altro capitolo, questa volta di segno ‘progressista’, a quel saggio inconcluso che è l’“idiozia in politica”.
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