Alla disperata ricerca di un lavoro serio
19 Gennaio 2011
Caro direttore,
ho deciso di scrivere a VareseNews per raccontare una storia, una storia che forse in tanti vivono al giorno d’oggi nel mondo del lavoro; ho deciso di scriverla perché sono stanca e non penso sia giusto approfittarsi delle persone che hanno bisogno di lavorare: il lavoro è un diritto, non dimentichiamolo.
Ho lavorato per tre anni e mezzo in un negozio: ci ho messo passione e amore, non ho mai avuto grossi problemi, anche se quotidianamente mi dovevo confrontare con lo scarso rispetto della dignità delle persone e del lavoro.
Un giorno, presa per sfinimento e invogliata dalle promesse roboanti di un nuovo datore di lavoro, mi sono licenziata. Era il 2009: mi avevano prospettato un contratto a tempo indeterminato. Non mi sembrava vero. E infatti al momento della firma da tempo indeterminato si è trasformato in contratto di un anno (molti miei amici ancora non lo sanno perché mi vergogno a dirlo).
Gestivo la contabilità dell’azienda e dopo pochi mesi facendo i conti mi sono accorta che per me non ci sarebbe stata speranza; infatti poco dopo, a inizio 2010, di ritorno da un viaggio di lavoro all’estero, uno dei due soci mi ha licenziata; sono andata allora a lavorare per una buona azienda commerciale.
All’inizio tutto bene, poi ho conosciuto meglio il capo: le parole più gentili verso i dipendenti erano ”siete degli ignoranti, teste di …” e chi più’ ne ha più ne metta. Dopo due mesi, in seguito all’ennesimo scontro verbale fra alcuni colleghi e il capo, ho deciso di licenziarmi. Il tutto a maggio 2010.
Decisi di prendere tempo, ma subito mi capitò l’offerta di una palestra e la colsi al volo. Mi sono detta: “Wow, ambiente dinamico, fa proprio al caso mio”…purtroppo anche lì non erano puntuali con i pagamenti e ho deciso che non andavo bene per quel posto.
Affranta, alla fine di giugno 2010, convinta a non infilarmi più in “posti sbagliati”, ho deciso di rispondere ad un altro annuncio: ho passato la prima selezione, poi la seconda e ai primi di agosto è arrivata la tanto sperata chiamata: Piena di gioia ho pensato che l’incubo fosse finito. Ho concordato di iniziare subito dopo le ferie: 30 giorni di prova e poi l’assunzione, mi avevano promesso…il contratto però non è mai arrivato e non lo è a tutt’oggi.
Già, lavoro ancora qui perché nei recenti colloqui che ho fatto mi è stato proposto: uno stage, un contratto a chiamata e un contratto a progetto. Questa mattina ho scoperto che il posto dove lavoro non è in regola e dovrà chiudere a breve. Così eccomi di nuovo alla ricerca di qualcuno di serio che mi dia la possibilità di lavorare.
La crisi? C’è ed è tutto vero, ma non son mai stata a casa più di 2 giorni nell’anno 2010, mi sono sempre adattata e combatto tutti i giorni perché sono convinta di poter avere di meglio. Ho fatto scelte opinabili, non rimpiango niente però: ogni esperienza mi ha reso più forte e determinata. Vorrei solo che i datori di lavoro fossero più seri, mantenessero le promesse e rispettino la dignità delle persone.
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