Andare o non andare a votare
Loading...15 Giugno 2006
Egregio direttore,
leggo con qualche sconcerto, fra le tante lettere caldeggianti il no al referendum, una che menziona di togliere valore politico al referendum (che qualunque esso sia è espressione e strumento di una compiuta democrazia) non andando a votare.
Che dire, le opinioni sono tutte rispettabili ancorché opinabili; siamo alla solita raccomandazione di “andare al mare” …… Non ne faccio una questione di si o di no, mi astengo proprio per democrazia applicata, ma temo che per certi versi, qualcuno millanti l’appartenenza ad una italianità superiore agitando lo spauracchio della devolution.
Trovo abbastanza risibile che in tale contesto si parli di lupi travestiti da agnelli, abbiamo visto troppe volte che questi “salti della quaglia” o voltar gabbana appartengono indifferentemente a chi ne è predisposto per indole e non per partito politico, tant’è che nelle istituzioni ne abbiamo prove reiterate in tutto l’emiciclo parlamentare, tanto presenti quanto passate, da compilare un altro Cencelli!
Mi astengo quindi dal dare consigli od opinioni, avendo sufficiente rispetto della capacità di scelta autonoma e democratica dei cittadini italiani, nonostante debba rilevare, come fu ben detto appena fatta l’Italia, che il fare gli italiani sia faccenda ancora in corso, l’italianità dovrebbe essere una realtà esistenziale non un vestito mentale a cui appellarsi ad hoc.
Per quanto mi riguarda eviterò sempre e comunque, proprio per amor di democrazia vissuta e condivisa, di dar patenti squalificanti a chi la pensa in modo contrario al mio, e tanto meno predicherò od auspicherò l’astensione da qualunque tipo di voto, che resta espressione della propria capacità di giudizio; il come ed il se votare dipende solo dalla individuale ed autonoma libertà di pensiero, preferibilmente accompagnata della famosa regola aurea che dobbiamo a Voltaire.
Cordiali saluti.
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