» Invia una lettera

Barcellona: 18-22 marzo 1938

1 Stella2 Stelle3 Stelle4 Stelle5 Stelle
Loading...

30 Marzo 2008

Egregio direttore,

se Guernica è diventata il simbolo del carattere ‘totale’, ossia terroristico e indiscriminato, dei bombardamenti nazisti nella guerra civile spagnola, il bombardamento fascista di Barcellona, deplorato perfino dall’alleato di Benito Mussolini, Francisco Franco, è stato l’equivalente italiano di Guernica.

Lo spettacolo fu degno dell’impero di Arimane: dappertutto la morte, gli edifici sventrati e fumiganti, le atroci schiere dei corpicini dei bimbi uccisi: queste le immagini di Barcellona dopo l’aggressione di Mussolini, tradóttasi in quarantun ore di bombardamento continuato..Era il marzo del 1938 e il capo del fascismo, più franchista dei franchisti, fece piovere una pioggia di bombe sulla roccaforte repubblicana, simbolo anticlericale e separatista d’una Spagna da annientare. Si sperimentava così “la guerra totale”, intesa e praticata non solo come distruzione fisica del nemico, ma anche come annientamento sul piano psicologico. Barcellona è stata, dunque, la prima grande città europea a fungere da cavia per un esperimento che costò la vita a migliaia di civili e che, nel corso della seconda guerra mondiale, sarebbe diventato una pratica costante e sistematica.

Eppure, di un sìmile massacro, così come di quelli consumati in altri paesi aggrediti e occupati dal regime fascista, non solo non vi è traccia nella coscienza pubblica italiana, ma, nello stesso momento in cui la Spagna approva la legge della memoria che cancella i simboli del franchismo, il nostro paese rende omaggio ai fascisti morti nella guerra di aggressione alla Repubblica spagnola, come dimostra la recente decisione di intitolare una via di Trieste a un combattente del Corpo delle truppe volontarie, che è quanto dire un crociato di Franco.

Contro questa preoccupante amnesia collettiva, da Barcellona arriva una mostra di fotografie in larga parte inedite, “Quan Plovien Bombes. I bombardamenti italiani di Barcellona durante la guerra civile”, che sta facendo il giro della penisola, ospite dei principali istituti storici della Resistenza. Organizzata da due studiosi dell’Università Autonoma di Barcellona, Xavier Domènech e Laura Zenobi, tale mostra ha un preciso intento etico-politco: risvegliare l’Italia dal ‘lungo sonno’ del revisionismo anti-antifascista e tendenzialmente filofascista, associandola idealmente al laboratorio democratico e progressista più avanzato che esista oggi in Europa: la Spagna di Zapatero.
“La morte che arrivava dal cielo” è stata così descritta da un testimone: «Un pomeriggio gli aerei scesero a volo radente e spararono sulle persone. Ricordo che quel fatto m’impressionò molto, perché tirare una bomba è una cosa, ma quello era diverso, in quanto il mitragliere vedeva le persone che ammazzava». Nella città catalana la memoria di quegli accadimenti è ancora ben presente, anche perché si materializza negli oltre millequattrocento rifugi sotterranei apprestati per la difesa della popolazione, installazioni che Franco fece sigillare e nascose per ben quarant’anni.

La strage del 1938 galvanizzò Mussolini. Come annotò Ciano nei suoi diari, dopo il devastante bombardamento, ordinato dal comando militare italiano, il dittatore si compiacque per la prova di ferocia e di aggressività che gli italiani avevano dato. L’attacco a Barcellona rientrava, peraltro, in una precisa strategia militare di Mussolini, il cui scopo era quello di mostrare la potenza e l’efficienza della macchina bellica italiana dopo la sconfitta subìta dai franchisti e dai loro alleati fascisti, ad opera dell’esercito repubblicano e delle brigate internazionali, a Guadalajara.

Tra le pagine dimenticate sul ruolo svolto dall’Italia negli anni Trenta del secolo scorso vi è anche questa. In realtà, la rimozione collettiva di tali eventi, accompagnata dal mito buonista degli “italiani, brava gente” e dall’identificazione dei tedeschi come unici rappresentanti del ‘male assoluto’, se ha potuto giovarsi, come di uno schermo, della lotta di liberazione nazionale contro il nazifascismo, che è valsa in qualche modo a riscattare il nostro paese, non può cancellare il massacro di Barcellona: solo la Resistenza, non l’entità dei crimini commessi, ha consentito che per il popolo italiano non si ponesse, come è avvenuto invece per quello tedesco, la ‘questione della colpa’.

Eros Barone

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Vuoi leggere VareseNews senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.