Carlo Borromeo, Santo o torturatore?
17 Aprile 2013
Spinto solo dalla curiosità di conoscere personaggi legati in qualche modo alla storia locale, ho a scoperto la figura di GianAngelo Medici con il libro di Stefano Redaelli (Mursia editore) PIO IV, UN PIRATA A SAN PIETRO – Santi e tagliole nell’Italia del 500, dove, con un taglio giornalistico, è raccontata la vita di questo Cardinale divenuto Papa attraverso il sostegno economico determinate del fratello, Gian Giacomo, detto il Medeghino, che deve la sua fortuna ad imprese banditesche e sanguinarie sul lago di Como, la cui famiglia successivamente approda qui a Induno Olona presso il Castello di Frascarolo, che è tutt’ora di loro proprietà. L’incontro con questo personaggio solo in parte legato al nostro paese, mi ha spinto poi ad approfondire la figura di Carlo Borromeo, nipote di PIO IV, figlio di Margherita Medici, sorella del Papa. La curiosità è stata anche l’occasione per sfatare una leggenda in cui si favoleggiava che San Carlo Borromeo fosse nato a Induno Olona e non ad Arona, dove invece c’è un autentico atto di nascita.
La ricerca di questo personaggio, nipote del Papa e nominato Cardinale a 22 anni, è iniziata con l’unico libro presente qui nella nostra biblioteca locale “VITA E TEMPI DI CARLO BORROMEO” di Fernando-Vittorino Joannes. Mentre il libro precedente aveva un taglio tutto sommato obiettivo, questo secondo sembrava più scritto per difendere la storia di san Carlo nei confronti di tutti coloro che forse mettevano in dubbio la stessa santità, con il risultato che al posto di appagare questa curiosità, mi ha spinto quindi a ricercare altre fonti per meglio conoscere questo personaggio controverso.
Il successivo è stato quindi il libro di Paolo Pagliughi – Carlo Borromeo – Il destino di una famiglia nelle lettere del grande santo lombardo – un lavoro ciclopico basato sulla lettura di tutti gli scritti del Borromeo ai suoi famigliari, in primis le sorelle e la sorella Anna, in un rapporto quasi morboso, in cui emerge questo spaccato di questo personaggio, tutto teso a difendere ed estendere, attraverso il potere dello zio Papa e suo personale, con intrighi e matrimoni combinati, l’influenza del suo casato, che partito dalle misere sponde del Lago Maggiore, si estese in tutta Italia, prova ne sia quel lavoro di ricerca di ricchezza personale per se e il suo casato, fece di questa famiglia, una delle più potenti di quel periodo, una potenza a livello economico protrattasi sino ai giorni nostri ! Certo, le immense ricchezze accumulate nella sua posizione di Cardinale, prima come segretario del Papa e poi come Arcivescovo di Milano, gli permisero anche di fare tante opere di carità e di aiuto ai poveri che gli valsero una grande stima tra tutto il popolo.
Poi ovviamente si è costretti ad imbattersi nel libro di Oreste Clizio . Girolamo Donato detto IL FARINA, l’uomo che sparò a san Carlo – che con dovizia di particolari ci racconta tutti i delitti commessi da Carlo Borromeo, nel suo compito di riformatore e contro riformatore della Chiesa Cattolica, esecutore materiale del Concilio di Trento, baluardo della difesa ad ogni costo della Chiesa cattolica contro protestanti ed evangelici, rivendicando per se un potere religioso e temporale libero da qualsiasi controllo, acquistando un prestigio immenso, osannato e temuto come qualsiasi moderno dittatore, anche perché con il suo potere non si scherzava: o si accettava di ritornare all’ovile della Chiesa con le buone (ossia con pubbliche confessioni estorte sotto tortura) oppure si finiva al rogo purificatore, donne e uomini arsi vivi in nome del vangelo, condannati con l’accusa essere eretici, magari solo perché si aveva un atteggiamento di apertura nei confronti dei predicatori, che sotto la spinta riformatrice di Lutero, provenivano dal Nord Europa.
Certo a suo modo fu anche un riformatore visto che aprì scuole, seminari per moralizzare il clero (a quell’epoca c’era un detto: vuoi andare all’inferno – fatti prete) per dire fino a che punto il malcostume dei preti dava scandalo, ma anche un personaggio con turbe mistiche, misogino, aveva in odio le donne, si vantava di non aver mai guardato gli occhi di una donna, fece costruire palizzate di legno nelle navate delle chiese per divedere gli uomini dalle donne (in alcune chiese si può ancora oggi constatare dall’usura del pavimento questo provvedimento) perché le donne erano per Carlo Borromeo la fonte del peccato, mandò al rogo libri accusati di eresia, Bibbia e Vangelo compresi scritti nella lingua del posto (allora, cioè sino a pochi decenni fa, era vietato ai credenti di leggere il Vangelo senza la mediazione del prete) aveva una sua concezione ascetica della vita che lo spinse ad affermare che “la malattia è un dono di Dio” obbligando tutti ad estenuanti digiuni che spinsero in molti a perdere la salute compresa la sua (morì infatti a soli 46 anni) e quella della sorella prediletta Anna (morta a soli 32 anni al termine dei digiuni quaresimali), avendo un sostanziale disprezzo della vita terrena per privilegiare la morte, come incontro con Dio.
Si scontrò apertamente con il re di Spagna, (quello che però difendeva il potere della Chiesa) e con quasi tutte gli ordini religiosi che non ottemperavano alle sue ferree disposizioni, al punto tale che gli Umiliati, un ordine laico e religioso del tempo, pianificarono di ucciderlo con il colpo di archibugio, ma che non andò a segno, ferendolo solo lievemente, infliggendo poi ai malcapitati esecutori e orditori del vile attentato, a mo di lezione, la condanna a morte dei quattro ritenuti responsabili. Tra l’altro questo Girolamo Donato era un nostro conterraneo, nativo di Gemonio.
Quanti furono effettivamente mandati al rogo purificatore da Carlo Borromeo? Non sapremo mai se sono poche decine o qualche centinaio e forse più, visto che l’archivio della Santa Inquisizione della Diocesi di Milano dal 1314 al 1764 è stato volutamente distrutto il 3 giugno 1788 passato alla storia come IL ROGO DELLA MEMORIA . Si parla di decine, centinaia e forse migliaia. Hans Kung sostiene che dalla nascita della Santa Inquisizione, qui in Europa sono stati uccisi nove milioni di persone, condannate come eretici per aver abbracciato una fede cristiana diversa dalla Chiesa Cattolica. Carlo Borromeo si distinse anche nella CACCIA ALLE STREGHE, soprattutto nelle Valli a ridosso della vicina Svizzera, Valtellina compresa. A Roveredo in Val Mesolcina furono 12 le donne arse vive perchè si rifiutarono di abiurare la nuova fede episodio ben documentato nello stesso libro che rievoca la visita di Carlo Borromeo in questa località, nonostante un giudizio positivo della sua visita tutt’ora confermato dalle recenti pubblicazioni.
Anche qui a Varese si racconta della distruzione di un convento di frati francescani, arsi vivi perché ribelli nei confronti del Borromeo, episodio citato nel libro MONTE SAN FRANCESCO SOPRA VELATE di Andrea Ganugi.
Padre Davide Maria Turoldo, coautore con altri in un bellissimo scritto GRANDE BORROMEO del 1984, dichiarò a suo tempo che nutriva seri dubbi sulla santità di Carlo Borromeo.
Dopo tutte queste citazione, si è costretti a porsi la domanda: è possibile oggi legittimare la santità di un personaggio così controverso, la cui causa di beatificazione avvenne con il versamento di 10.000 ducati d’oro da parte del suo casato ? La risposta banale che danno tutti è che oggi non si possono dare queste risposte se non ci si rende conto contesto storico in cui è vissuto Carlo Borromeo, i tempi della Chiesa inserita nel Medioevo, ecc. ecc. in tempi in cui si evangelizzava con le strutture di potere e con la violenza. Lungi da chi scrive voler processare la storia, la storia semmai la si studia e la si ricerca, credo che sia non sia retorica porsi la domanda come sia stato possibile che una religione che fa dell’AMORE il suo fondamento sia finito nel suo opposto. Carlo Borromeo sarà forse stato senz’altro grande per aver difeso il potere della Chiesa Cattolica dai riformatori protestanti, ma per i metodi usati non so se può essere considerato santo. Basti pensare che nella sua Milano di quell’epoca aveva confermato e quindi ordinato agli ebrei di circolare con la Stella di David o un fazzoletto giallo sul collo, precursore delle disposizioni naziste.
Forse il suo grande peccato, non commesso solo da lui ma anche da altri ancora oggi, forse anche Carlo Borromeo aveva imparato a memoria i codici di diritto canonico della Chiesa ma non aveva mai letto il Vangelo. Se mai avesse vissuto l’incontro di Gesù con la Samaritana presso il pozzo – non so come sarebbe andata a finire, certamente avrebbe rischiato il rogo in quanto – donna peccatrice ed eretica. Certamente qualcuno mi risponderà che PAPA GIOVANNI PAOLO II, ha già chiesto perdono per tutti i peccati commessi nella storia dalla Chiesa, ma nessuno di coloro che hanno peccato ha ricevuto revisione morale delle colpe commesse, non esiste nessun santo che sia stato cancellato dal calendario religioso.
Scopo comunque di questa lettera è quello di chiedere se possa essere considerato coerente oggi, aver intitolata la nostra Comunità Pastorale qui a Induno Olona a San Carlo Borromeo magari senza conoscere la vita di questo personaggio, che per il suo atteggiamento fondamentalistico può essere paragonato agli odierni talebani.
La lettera avrebbe dovuto terminare qui, se non che questa epoca così carica di violenza è tornata di attualità con la prossima beatificazione di Nicolò Rusca che avverrà domenica prossima a Sondrio, il 21 di aprile 2013, personaggio controverso, contemporaneo di Carlo Borromeo e del cugino Federico, arciprete di Sondrio dal 1591 al 1618, protagonista nel riformare la Chiesa Cattolica promossa dal Concilio di Trento in aperto contrasto i riformati luterani, in una terra, la Valtellina che in quell’epoca era diventata rifugio per tutti coloro che erano stati costretti a scappare dalla furia devastatrice avviata dal Borromeo, terra insanguinata dalla azione della Santa Inquisizione, soprannominato il MARTELLO DI DIO, PERSECUTORE DEGLI ERETICI, accusato di aver ordito un duplice omicidio, sequestrato a Sondrio e processato a Thusis da un tribunale secolare delle Tre Leghe, dove sedevano cattolici e protestanti insieme, morto sotto tortura senza aver confessato i delitti di cui era accusato. Un contrasto nato soprattutto per impedire la nascita di una scuola di tipo umanistico a Sondrio proposta dai Grigioni. Certo, fatto anche questo orribile, da condannare, ma che oggi la Chiesa Cattolica con la sua beatificazione tenta di collocare in un contesto religioso e non politico della lotta tra Spagnoli, Veneziani e delle Tre Leghe, ma che di fatto si pone come ostacolo al cammino ecumenico, avviato dal Concilio di Trento. Un episodio, la morte di Nicolò Rusca, che servì a pretesto negli anni successivi per scacciare definitivamente tutti gli evangelici e riformati dalla Valtellina con una azione pianificata in cui furono uccisi 600 valtellinesi che avevano abbracciato la fede evangelica, in quello che è passato alla storia come IL SACRO MACELLO.
Domenica andrò quindi a Sondrio per respirare questo rigurgito medioevale di un periodo storico, triste e violento, di cui forse ancora oggi la Chiesa Cattolica, o una parte di essa, non riesce a liberarsi, un passato di cui Carlo Borromeo è stato un autentico protagonista, che costringe ancora oggi la Chiesa ad essere prigioniera del suo trascorso, incapace forse per paura, di guardare al futuro non solo della Chiesa ma della intera umanità che forse solo Papa Francesco potrebbe avviare in un cammino di vera riforma.
Quello che non sanno, e mi sia scusata la polemica, è che le due stesse guerre mondiali del XX secolo che hanno insanguinato l’Europa, cristiani contro cristiani, sono state, non dico causate ma non sono state impedite dalle stesse Chiese per le loro divisioni, che anche nelle loro separazioni territoriali hanno mancato al disegno universale dell’amore di Dio e di pace nel mondo intero, favorendo nazionalismi, un tarlo non ancora sconfitto. La beatificazione di Nicolò Rusca è il segno vivente della crisi di una Chiesa che non ha compreso che la storia viaggia ad una velocità supersonica mentre la proprie strutture, come i partiti politici, sono incapaci o restii a rinnovarsi. L’unica nostra possibilità è oggi, come diceva Carlo Maria Martini, e quella di pregare per la Chiesa, oggi rafforzata, per fortuna nostra, dalla grande speranza aperta dal nuovo PAPA FRANCESCO
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