Caro Vedani non avranno fatto una legge ad squadram!
29 Maggio 2006
L’amico e collega Pierfausto Vedani, come il sottoscritto, è di sponda milanista e dunque nutre giuste preoccupazioni per le intercettazioni – poca cosa stando a quanto sin ora emerso – che riguardano il dirigente Meani e il vicepresidente Galliani, vero dominus della squadra rossonera negli ultimi cinque anni. Che Galliani e Meani nello specifico abbiano sbagliato è fuori discussione ma la loro colpa, se verrà accertata, dovrà essere valutata all’interno dello sconfortante quadro complessivo del mondo calcistico italico dominato dalla satrapia moggiesca di cui tutti sapevano – giornalisti sportivi in primis – ma con la quale tutti o quasi cercavano di trovare un modus vivendi. Tuttavia condannare in toto la gestione Galliani -deve comunque andarsene dal vertice della Lega -mi sembra eccessivo e ingeneroso. Il torto maggiore di Galliani non è tanto di non aver marcato stretto Ancelotti nella gestione della squadra, peraltro sempre al vertice in Italia e in Europa, quanto quello di non credere abbastanza nei vivai giovanili da dove sono arrivati nel recente passato campioni come Baresi, Maldini e inox Costacurta, atleti che incarnano il dna storico della squadra e di cui all’orizzonte non si profilano sostituti.
Gli ultimi due sono ancora miracolosamente in servizio ma incerottati oltre il lecito e tra non molto andranno in pensione. Non vorrei che il Milan si ritrovasse senza bandiere come l’Inter che da anni mette insieme una legione straniera di ottimi pallonari che non incarnano però il fiero spirito interista. E i risultati lo dimostrano puntualmente.
Certo gli incubi degli anni ottanta aleggiano di nuovo su noi rossoneri storici memori di un Milan retrocesso due volte in B, «una volta per le scommesse e un’altra gratis» come ebbe a dire l’avvocato Peppino Prisco, impareggiabile umorista di sponda neroazzurra.
Ma via Pierfausto dobbiamo avere fiducia a meno che la dirigenza milanista non abbia contribuito a costruire qualche legge “ad squadram ” del tutto simile alle molte “ad personam” varate in altre e più auguste sedi.



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