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Cellulari sul treno, non se ne può più

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8 Luglio 2013

 Caro Direttore,

sono reduce da uno spiacevole viaggio (uno dei tanti). Dopo 40 min a fianco di un tizio (l’ennesimo) che credeva ancora di essere in ufficio sbraitando al cellulare le proprie seghe mentali post-riunione, ho reagito.
Dopo che per la quinta volta ho dovuto rileggere la pagina di un libro, ho reagito.
Dopo che questo qui mi urlava a 30 cm le proprie paturnie, ho reagito.

E la mia reazione è stata violenta, fulminea, aggressiva, impetuosa:

"Scusi, le dispiacerebbe parlare con un volume più basso?"

Nell’ordine mi sono sentito dire "come si permette?", che il treno non è mio e che sono un fascista che fa zittire le persone. Per finire dovevo farmi una manciata di cazzi miei.

Ah… come svanisce la professionalità e l’immagine benestante indotta dal giacchettino e cravattino ed emerge l’uomo becero, l’animale egocentrico ed arrogante, ho pensato.

Eh… caro signore se fossi stato fascista il suo preziosissimo smartphone sarebbe a terra in mille pezzi.
Molto probabilmente la mia prossima reazione sarà questa di fronte alla società della caciara forzata e della maleducazione. La civiltà in questo paese sta scomparendo, meglio adottare metodi più convincenti. L’egocentrismo ed il menefreghismo prevarica ogni contesto sociale. I marciapiedi ridotti a cagatoi dei propri cani sono considerati normali. I bambini urlanti al ristorante che corrono di tavolo in tavolo sono la norma perchè i genitori sono troppo occupati a fare altro per educarli.
I treni dove tutti urlano peggio che allo stadio incuranti di chi gli sta intorno sono la norma. i boschi e i prati ridotti a discariche ogni 100 metri non scandalizzano più nessuno.

Qualcuno dirà che il sono il solito rompiballe. Mettiti un paio di cuffie e almeno cerca di isolarti.
Il problema è che le persone miti devono sempre adeguarsi mentre i cafoni sono impossibilitati a cambiare atteggiamento. È come se di fronte ad una concreta minaccia di essere colpito da un proiettile appena esco di casa mi si rispondesse con un "ma prenditi un giubbetto antiproiettile e smettila di rompere".
La dialettica non funziona più. E’ seriamente giunto il momento di educare gli italiani con metodi più convincenti e risolutivi. Personalmente non sto più zitto a costo di rompere le palle.

Cordiali saluti

Felice Griffi Tradate

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