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Celti: un argomento da non trattare con leggerezza

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22 Maggio 2005

Egregio direttore,

1) Helloween non è affatto una festa importata dagli U.S.A. Mia madre (classe 1941) dice di averla sempre festeggiata con tanto di candela nella zucca. E i miei nonni, ora defunti, dicono di averla sempre preparata (la suddetta zucca) per i bambini. L’antica Samhain celtica segnava il passaggio dalla luce (l’estate) al buio (l’inverno) e perciò i gli spiriti invisibili e oscuri si mescolavano con gli uomini. La festa contraria (6 mesi di differenza) era Calendimaggio, in cui si passava dal buio alla luce e, ancora una volta, gli spiriti oscuri si mescolavano agli uomini. E così si accendevano grandi fuochi per scacciarli. Le due feste (la seconda è stata per lo più dimenticata) sono poi state trasformate dal cattolicesimo i veri e propri sabbah di streghe e demoni, nel probabile tentativo di far passare come negativo tutto ciò che non era cristiano e che era pre-cristiano. È probabile (non ci metto una mano sul fuoco, perché non ho trovato fonti certe) che tali tradizioni siano stati portate nel Nuovo Mondo da persone con solide radici “celtiche” (il New England ne è uno degli epicentri), e successivamente dall’ondata irlandese. Per farsene un’idea (unendo l’utile al dilettevole senza stare ad impazzire dietro a noiosi tomi) uno può cominciare leggendo Lovercraft…

Resta il fatto che molte tradizioni locali, che utilizzano il fuoco come modo per festeggiare l’estate o la fine dell’inverno o la parte più rigida di esso sono ancora tuttora vive senza alcun impulso “leghista”: mi viene in mente la Gioeubia, termine con una probabile radice latina (Giove, infatti si festeggia di giovedì). Se mai ci fosse ancora qualche dubbio in merito, probabile segno che ogni cultura si innesta su altre precedenti.

2) Il vischio utilizzato per le decorazioni natalizie, era pianta sacra per i Celti. E, guarda un po’, anche nella tradizione latina. Anche qui probabile segno di continuità.

3) I Celti sono stati tra i primi abitatori della Pianura Padana. Tra chi ha tramandato tali notizie, cito in ordine sparso Tito Livio, Plinio e Polibio, quest’ultimo dice che combattevano nudi, proprio come si tramanda nella tradizione dei guerrieri ed eroi irlandesi (attenzione: non entrate nel novero di quelli che credono che l’Irlanda sia “puramente” celtica). Quanto sopra detto è rintracciabile in qualsiasi biblioteca e su internet. Mi veniva già insegnato alle elementari (fine anni ’70) da una maestra difficilmente tacciabile di leghismo.

4) Toponomastica.

Fonte: http://www.bibliomilanoest.it/Web%20Rodano/Web/016%20toponomastica/nuova_pagina_1.htm

BRIANZA: con radice celtica “brigh” (monte, sporgenza) così come Brigaglia, Brigallo, Briga, Braganzola, Briançon….
MOLGORA: con radice celtica “morga” (corso d’acqua), fa compagnia ai vari Murg, Morge, Morcate, Morges, Morcola….
LAMBRO: dal celtico “lam”(lama d’acqua) e “sber” (luccicante)
ADDA: da “abdua” (acqua corrente)
TICINO: “Tesin”, dalla radice gallica “teq” (scorrere)
MILANO: dal gallico “mitta land” “nel mezzo delle terre”, altra versione possibile è quella di “scrofa semilanuta”, ma sono entrambe incerte , fa compagnia a Miolan e Chateaumeillant , l’uno nel Galles e l’altro in Germania,e almeno ad altri cinque nella Gallia Transalpina.

Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Elenco_popoli_celtici

Tra il V e il IV secolo a.C. Boi, Lingoni e Sénoni scesero nei territori che corrispondono all’Emilia-Romagna di oggi. I Boi si insediarono nella valle del Reno. Da loro prese il nome Bologna (in latino Bononia, in precedenza l’etrusca Velzna, latinizzato in Felsina). Pare che l’origine del nome etnico Boi venga dall’antico celtico bogos significante conquistatori oppure coloro che vincono distruggendo.

5) Lingua. Cito ancora la fonte http://www.bibliomilanoest.it/Web%20Rodano/Web/016%20toponomastica/nuova_pagina_1.htm

I più diffusi di queste suoni, sconosciuti al latino, sono la ü così come viene pronunciata in milanese nelle parole “dür” e “mür” (“duro” e”muro”), il suono “oeu” del milanese “Ambroeus”, la “n” nasale come in “Milan”, “duman”.
Un suffisso spesso ricorrente in Lombardia è il celtico – ach , (che pronunciato in dialetto riproduce proprio lo stesso suono della lingua celtica): Inzach, Burach, Burnach, Cavenach, Colnach. E che dire dei francesi: Carnac, Bergerac, Cognac ecc.
Col tempo e per l’influsso esercitato dal latino, la desinenza – ach si trasformò in – agum, e questi paesi oggi si chiamano Inzago, Burago, Bornago, Cavenago, Cornago ecc.
E’ ormai certo che tutti i nomi dei paesi che terminano in – ach sono di origine preromana, mentre quelli terminanti con – ano sono di origine latina.
I suffissi – ach, – ano, – anum significano “luogo di”, e sono generalmente legati al nome dei capifamiglia o dell’inviato senatoriale romano che fondarono o governarono il paese: Inzago, governata dal senatore romano Anicio, anticamente si chiamava Aniciaco.
Anche il nome di Bornago, con la radice bucur- ed il suffisso – ach, indica l’antico borgo celtico che fu “luogo di Bucur” .
Allo stesso modo Corneliano, con il relativo suffisso – anum, significava “luogo di Cornelio”.
Altro suffisso tipicamente lombardo è – ate, quasi sconosciuto nel resto d’Italia. Di probabile origine Gallico/Ligure, esso non si riferisce al nome del capofamiglia fondatore ma indica la posizione dell’abitato: così Lambrate significa paese posto sul fiume Lambro.
Aggiungo di mio. In dialetto bustocco i pomodori sono i tomates (inutile ricordarvi la traduzione in inglese). Sempre in dialetto bustocco le patate sono i pomm da tera (anche in questo caso inutile la traduzione in francese). In Valtellina, si usa chiamare il fienile l’amason (casa in francese: maison). Per quanto riguarda la “ü” , provate a farla pronunciare correttamente ad un abitante di Palermo o anche solo ad un veneto. È anche divertente.

6) Leggende e tradizioni. Fantasmi e apparizioni, nelle varie forme non appaiono o appaiono molto raramente nella mitologia greco-romana. Sono invece, come tutti ben sanno, patrimonio della tradizione narrativa (soprattutto orale) nordeuropea e irlandese in generale. C’è un interessante volumetto della Macchione sull’argomento fantasmi e apparizioni del Varesotto, alcune delle quali (sono sincero) non conoscevo neppure. Stesso discorso per fate, folletti, gnomi (andiamo, chi non ha mai avuto una mamma che gli leggesse una favola di fate da bambino). Anche qui la fata non è certo un patrimonio della tradizione greco-romana, anche se è meglio precisare che la figura della fata come ce l’hanno raccontata da bambini, non è sempre quells rappresentata nella tradizione celtica. E ancora: secondo una leggenda una della porte per il mondo del Piccolo Popolo sarebbe ad Arona. Faccio presente che il Piccolo Popolo non è un patrimonio di tradizione orale esclusivamente celtica, ma adeguatamente rivisto e trasformato per le “esigenze” locali, è presente anche nella successiva civiltà norrena.

7) Reperti storici. Tralascio volontariamente la questione di Golasecca, poiché, come sapete forse meglio di me, esiste una forte corrente di pensiero che assegna i reperti di Golasecca alla civiltà Ligure. Segnalo soltanto invece importanti reperti archeologici vicino a Bologna e una bella curiosità: una stele di pietra con effigi celtiche datata (probabile) V secondo d.c., ritrovata in territorio lombardo e conservata a Sondrio (se poi volete, vi faccio una scansione e vi mando un’immagine). La particolarità sta nella presenza di figure spiraliformi sullo scudo di una figura umana. Tali spirali sono tuttora non completamente interpretate: si parla comunemente di una specie di calendario e di una rappresentazione del trascorrere, ma al tempo stesso della ciclicità, del tempo.

8) Sembra proprio che i Galli abbiano per primi inventato il cuscinetto a sfera. Invenzione mica da poco.

Quanto sopra riportato è il frutto di una frettolosa ricerca tra la documentazione in mio attuale possesso. Mi scuso di aver fornito materiale con pochi riferimenti bibliografici, ma la storia è solo una passione, purtroppo per vivere sono costretto a sprecare la maggior parte del mio tempo facendo altro. L’invito che vi faccio è quello di non trattare l’argomento-Celti con eccessiva superficialità, solo per contraddire il credo leghista, che tratta la cultura celtica con altrettanta superficialità. Non è possibile affermare che noi Lombardi siamo “Celti puri”, come non è possibile affermare che la nostra è una civiltà avente un debito culturale esclusivamente greco-romano. Come ho detto sopra, ogni civiltà si innesta su altre precedenti o limitrofe. Non lo dico mica io, ma la storia. Se fosse valido il ragionamento “i Celti stanno alla Lombardia come gli extraterrestri agli abitanti di un atollo del Pacifico”, allora sarebbe meglio radere al suolo anche le necropoli etrusche. Su quanto dobbiamo ai Romani avrei tanto da discutere (la prego, rimandiamo! Non ho neppure voglia di parlare con Giovannelli di politica…), sui Greci, siamo tutti d’accordo. Ma per quanto mi riguarda preferisco ringraziarli per i grandi contributi alla matematica, alla geometria e all’architettura.

P.S. la storia del cielo che cade sulla testa è un’invenzione e la riscoperta anche in chiave new-age della cultura celtica è forse un tentativo di uscire dalla fredda e noiosa razionalità greca e di vivere in quella spontanea (per la cultura celtica) comunione con la natura. Lasciateci sognare in pace.

DISTINTI SALUTI

Brusa Massimiliano

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