Chi è causa del suo mal pianga se stesso
1 Febbraio 2010
Egregio Direttore,
è la seconda volta, da che ricopro la carica di Assessore alla Cultura di Casorate Sempione, che le chiedo di usufruire del Suo spazio per correggere un errore di prospettiva compiuto dal mio predecessore. Una svista può capitare, ma omettere, modificare, travisare continuamente i fatti e le parole, nella fattispecie da parte di una insegnante di lettere, questo significa manipolare volutamente la realtà.
Con questa mia non intendo fornire spiegazioni o chiarimenti alla signora Gaviraghi, che ha già dato prova di non vedere e non sentire quando non vuole vedere o sentire, ma ai lettori di Varese News, che potrebbero essere un po’ frastornati e confusi dalla sequela di lettere al Direttore a firma Gaviraghi
La scorsa primavera ritenni opportuno segnalare alla loro attenzione le “Conversazioni” tenute da esponenti di diversi campi della cultura sul tema della Bellezza, di cui mi premeva evidenziare il valore etico oltre che estetico, occasione molto apprezzata dal pubblico ospite della scuderia La Capinera e puntualmente disertata dall’ex Assessore, che si permise di esprimere un giudizio sul valore culturale di tutta la Manifestazione, inserita nel contesto naturalistico della nostra brughiera, adottando come metro di giudizio il menù di una cena.
Questa volta avrei molte precisazioni da fare sull’accumulo di manipolazioni dei fatti contenute nella lettera a Lei indirizzata dalla signora Rita Gaviraghi il giorno 30/01/2010, ma credo che solo il denunciare la sua scorrettezza di riportare tra virgolette una mia frase (3° paragrafo della suddetta lettera) dall’ultimo numero di Casorate Oggi modificandola, e quindi alterandone il senso, valga a togliere credibilità a tutto il suo sproloquio.
Mi concedo un altro esempio (la tentazione mi prende la mano perché ce ne sono proprio a iosa) : presentazione di un romanzo “durante un concerto”.
Durante un concerto? Il lettore che non abbia assistito all’evento se ne farà una certa idea, che sarà senz’altro diversa dalla realtà di un interessante dibattito di due ore, con la partecipazione dell’Editore, conclusosi in tarda serata con venti minuti di un “esperimento musicale” che ha innescato un vivace confronto di opinioni, proseguito anche per la strada.
Credo che la signora Gaviraghi usi tante parole come, ad esempio, innovazione e creatività senza penetrare nel loro significato o, meglio, abusandone a scopo autoreferenziale.
Il proclamare di essere davanti a tutti, il puntare i piedi, l’affermazione esaltante di essere l’unica voce al di fuori del coro non significano necessariamente coraggiosa e responsabile difesa delle proprie idee e dei propri diritti; in alcuni casi possono anche essere sintomi di difficoltà a relazionarsi con gli altri o manifestazioni di egocentrismo e protagonismo.
Mi fermo qui, nella convinzione che armonia non evochi piattume, banalità, miopia, passività, ma equilibrio delle diversità, a cui si deve tendere attraverso un ragionevole e rispettoso confronto,
Di certo il reiterato vaniloquio della signora Gaviraghi confonde e non aiuta il dibattito politico.
Che cosa poi induca la signora in questione a gettar fango e a vomitare veleno non sta a me appurarlo. E’ comunque un fango che non mi sporca e neppure mi offende, mi sgomenta, questo sì, perché a rovesciarlo è una educatrice delle menti.
Posso comprendere il disagio di chi viene esonerato dalla carica di assessore e sceglie di restare consigliere in seno alla stessa maggioranza, ma non giustifico il livore che ottenebra la mente.
Mi viene da concludere: chi è causa del suo mal pianga se stesso
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